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Ultimo aggiornamento: 17:33 del 17 Gennaio 2024

Gratteri: “Magistrati giudicati da avvocati? Grave ingerenza. L’Europa ci chiede di velocizzare i processi, non più controlli”

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“Con il controllo degli avvocati su magistrati cosa pensate di ottenere in più? L’Europa ci chiede maggiore efficienza e velocità, non maggiore controllo su chi amministra la giustizia”. A dirlo, nel corso dell’audizione in Commissione Giustizia, è stato Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, che ha espresso il suo parere sullo schema di decreto della riforma dell’ordinamento giudiziario. Gratteri ha sollevato una serie di dubbi e criticità su alcuni aspetti della norma. In particolare, su esplicita domanda del vicepresidente della Commissione Federico Cafiero de Raho, ex capo della Direzione Nazionale Antimafia, Gratteri ha parlato chiaramente di “grave ingerenza” l’aumento di potere degli avvocati. “Si sottopone i magistrati al giudizio degli avvocati, in particolare del portavoce del Consiglio dell’Ordine di riferimento – ha detto Gratteri – il che delegittima il magistrato, poiché un intero ordine dà un peso e una valutazione. Il magistrato non sarà sereno a giudicare il cliente, magari importante, del presidente dell’Ordine”.

Il procuratore di Napoli, senza mezzi termini, reputa “negativa” la valutazione da parte degli avvocati. “In Calabria mi è capitato più volte di arrestare avvocati, anche di caratura nazionale e con incarichi pubblici, e in queste situazioni ti trovi ad essere critica dalla camera penale, senza che vengano neanche lette le migliaia di pagine dell’inchiesta” ha aggiunto Gratteri. Bisogna fare ”attenzione a questa grande apertura” ha sostenuto Gratteri. “Non capisco tutto questo grande controllo che la politica vuole apportare sui magistrati, come qualcosa di punitivo. Non parlo degli avvocati componenti del Csm, perchè loro non possono fare gli avvocati durante il loro incarico”. Gratteri ha anche parlato dei magistrati fuori ruolo: ”Mancano 1700 magistrati in pianta organica, bisogna ridurre drasticamente il numero di quelli fuori ruolo. Gli incarichi dei fuori ruolo, ad esempio alla Scuola della Magistratura, potrebbero essere affidati ai magistrati in pensione, ne abbiamo tanti di grande caratura e di altissimo profilo. Lasciamo tornare i magistrati a scrivere le sentenze e a fare i pubblici ministeri”.

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