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In manette l’ex presidente del colosso cinese Everbright Bank. Ennesima “vittima” della svolta anticorruzione di Xi Jinping

In manette l’ex presidente del colosso cinese Everbright Bank. Ennesima “vittima” della svolta anticorruzione di Xi Jinping
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Altro arresto eccellente in Cina. Si tratta Tang Shuangning, ex presidente del colosso bancario statale Everbright Group. L’accusa è quella di corruzione e concussione per l’ultimo esponente di peso della finanza rossa a cadere per la campagna moralizzatrice del presidente Xi Jinping. Il provvedimento restrittivo, ha riferito la Procura suprema del popolo di Pechino, è stato eseguito “nei giorni scorsi” ed è maturato alla fine dell’indagine nei suoi confronti della potente e temuta Anticorruzione del Pcc che “ha trasferito il caso alla procura per la revisione e il procedimento giudiziario”. Dalla relazione sono emersi addebiti di vario tipo tra cui l’introduzione in Cina di libri politici “non autorizzati”, l’accettazione illegale di doni come “calligrafia e dipinti di artisti famosi” e la violazione “della linea organizzativa del partito” grazie all’abuso della sua autorità “per pubblicizzare i propri lavori di calligrafia”. In altri termini, “voleva essere famoso pur essendo un funzionario”, impegnandosi in una “corruzione elegante”, usando cioè l’arte per coprire la corruzione.

Tang, 69 anni, espulso la scorsa settimana dal Pcc, era una figura molto nota per il suo attivismo nei circoli artistici cinesi, ma anche per i casi eclatanti come quello del 2013 sul presunto nepotismo presso JpMorgan, quando il New York Times diede conto degli incarichi molto importanti ricevuti da Everbright dopo che la banca Usa decise di assumere suo figlio. Tang è stato anche vicepresidente del principale regolatore bancario cinese nel 2003 prima di essere nominato presidente del China Everbright Group nel 2007. Si è ritirato nel 2017.

Anche il successore di Tang, Li Xiaopeng, era stato arrestato a ottobre con l’accusa di aver accettato tangenti. La scorsa settimana, alla terza sessione plenaria dell’Anticorruzione del Partito comunista, il Xi aveva tracciato i contorni di un’altra campagna contro il malaffare di fronte a una situazione che “rimane grave e complessa”, malgrado “i risultati ottenuti negli ultimi 10 anni della nuova era”. Xi aveva chiesto un monitoraggio più rigoroso su finanza, energia e infrastrutture per stroncare “i terreni fertili e le condizioni della corruzione stessa”, sollecitando “azioni coordinate” per garantire che i funzionari “non abbiano l’audacia, l’opportunità o il desiderio di diventare corrotti“.

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