Terremoto sull’Hellas Verona. C’è anche il patron nonché presidente del club, Maurizio Setti, tra i 26 indagati nell’inchiesta in mano alla Procura di Reggio Emilia su una maxi frode fiscale da 10 milioni di euro tra pubblicità e sponsor. Il fascicolo, ribattezzato Operazione Cyrano, riguarda contratti pubblicitari e sponsorizzazioni ottenuti mediante fatture false emesse da una società “cartiera” con sede a Modena. Mercoledì mattina la guardia di finanza si è presentata nella sede del club che milita in Serie A per una perquisizione. Circostanza smentita dall’Hellas Verona, che in un comunicato ha chiarito di aver messo a disposizioni “le proprie risultanze contabili”, ma confermata dal decreto di perquisizione emesso dalla Procura. Il presidente Setti inoltre risulta indagato in quanto legale rappresentante della società Hellas Verona.

L’indagine Cyrano, condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Squadra Mobile di Reggio Emilia, ha permesso di accertare la presenza di una società cartiera, con oggetto sociale dichiarato ‘attività delle concessionarie pubblicitarie’, costituita al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti, al fine di consentire ai beneficiari l’evasione delle tasse sui redditi e dell’iva. Ci sono già 26 persone indagate a vario titolo, mentre il provvedimento di perquisizione e sequestro è stato emesso dalla Procura nei confronti di 22 società utilizzatrici, compresa appunto l’Hellas Verona. Al termine dell’attività d’indagine, è stato documentato come le 22 società interessate abbiano utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell’Iva e delle Imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalla società cartiera per oltre 10 milioni di euro. Al club viene contestata una fattura, relativa al periodo d’imposta 2019.

Il comunicato dell’Hellas Verona
“La Guardia di Finanza sta effettuando un’indagine su una società terza e non sull’Hellas Verona. Non è stata effettuata alcuna perquisizione né nella sede né altrove”, si legge nella nota della società, attualmente al 18esimo posto in classifica. “Il club ha spontaneamente messo a disposizione le proprie risultanze contabili relative ai rapporti con detta società, che consistono nella ricezione di sole tre fatture relative al periodo di imposta di quattro anni fa e comunque di modesto importo”, chiarisce l’Hellas. Il comunicato prosegue: “La contestazione, si specifica ulteriormente in corso di verifica, potrebbe equivalere a circa 50mila euro“. La nota conclude smentendo anche che l’indagini riguardi i contratti con gli sponsor della società gialloblu: “In ogni caso, si smentisce in maniera categorica che l’oggetto dei documenti fiscali richiesti attenga a contratti di sponsorizzazione, argomento di cui nessuno ha mai parlato”.

Le altre società coinvolte
Sono coinvolte società attive nella produzione di programmi televisivi e nei settori dei trasporti di merci, edilizio e meccanico in genere. Ad esempio, c’è anche una società con sede a Novara che possiede la licenza per gestire due canali sportivi sulla piattaforma Sky (la tv risulta essere totalmente estranea ai fatti). Tra gli altri presunti utilizzatori della ‘cartiera’ (verso la quale la guardia di finanza e la polizia di Stato indagano anche per associazione a delinquere), la somma più ingente complessiva di operazioni presunte inesistenti è quella di 1,5 milioni di euro da parte di una società edile di Cavola di Toano, nell’Appennino Reggiano, che vede indagato il rappresentante legale, un 47enne nato a Scandiano. E poi ancora un 44enne nato a Castelnovo nè Monti, titolare di una ditta di manutenzione macchine a Casalgrande che avrebbe dedotto 800mila euro tra 2018 e 2019 (il biennio a cui si riferisce l’inchiesta). Infine, tre società sportive. Una di Rubiera (indagato il 72enne responsabile legale). E due che gestiscono corse di rally automobilistico, un 62enne di Bibbiano e un 38enne di Carpineti.

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