“La vostra eccellenza sul palco, senza la nostra dignità, non vale niente“: è il messaggio destinato ai vertici del Teatro alla Scala di decine di studenti-lavoratori che dopo un anno di impiego come maschere sono rimasti senza lavoro. Decine di giovani hanno animato la manifestazione organizzata di fronte all’ingresso del Piermarini in occasione della cosiddetta Primina, cioè la Prima per gli under 30. “Scala precaria, come il resto dell’Italia”, si legge nel manifesto esposto dal gruppo di giovani, assunti nel 2022 con un contratto intermittente a chiamata, senza obbligo di risposta, inizialmente di quattro mesi e poi rinnovato due volte, la prima per sei mesi e la seconda per due. Terminati i 12 mesi, “a nessuna delle maschere, anche a coloro che si sono distinte per diligenza e tasso di presenze, è stato proposto un contratto che superasse l’anno di impiego”, denunciano i ragazzi. E’ la prima volta che le maschere della Scala si mobilitano. A dar vita alla protesta tra gli altri è stata Beatrice Sella, che appena due settimane fa ha “esaurito” i suoi 12 mesi. “E adesso mi faccio sentire”, dice all’Adnkronos in piazza della Scala, dove è scesa insieme agli ex colleghi, nonostante il freddo pungente.

La richiesta delle giovani maschere è di avere la possibilità di sottoscrivere contratti che coprano l’intero ciclo di studi, da 3 a 5 anni a seconda del tipo di laurea. “In questo modo studenti e studentesse che iniziano questo lavoro, possono fare un percorso che le accompagni per la loro intera vita universitaria, potendo sostentarsi senza il necessario aiuto dei genitori. Questo è diritto allo studio e questo è lavoro dignitoso”, attacca la portavoce delle maschere. Una soluzione di questo tipo è stata già proposta dalla Cgil alla dirigenza del teatro, che “rimane però sordo alle nostre esigenze”.

C’è poi il nodo del contratto “intermittente, a chiamata e senza obbligo di risposta”. “Questo mette in difficoltà sia noi giovani, sia il teatro”, osservano le maschere. Il Piermarini, infatti, senza obbligo di risposta “non ha certezze sul numero di maschere presente ogni sera”, e così “di sovente i nostri superiori a farci pressione sui nostri tassi di risposta (con mail o richiami) per essere sicuri di avere abbastanza personale per aprire il teatro”. Se “sulla carta possiamo rifiutare la chiamata – denuncia Sella – nella realtà dei fatti ci viene fatta pressione psicologica affinché rispondiamo il più possibile, tanto che una ragazza si è licenziata perché non riusciva più a reggere la pressione”.

Alleanza Verdi e Sinistra ha espresso “vicinanza e solidarietà” ai lavoratori. Presente alla manifestazione c’era anche il senatore Tino Magni e il consigliere regionale lombardo Onorio Rosati. “Sono giovani che vivono la precarietà e vengono sottopagati, è necessario che la politica dia una risposta”, spiega il senatore Magni, che ha presentato un’interrogazione alla ministra del Turismo Daniela Santanchè e alla ministra del Lavoro Marina Calderone.

Articolo Precedente

Altre due vittime sul lavoro: Piacenza, muore schiacciato da una pedana agricola. A Vicenza un operaio precipita per 15 metri

next
Articolo Successivo

Gli scioperi di dicembre contro la precarietà andavano fatti da tempo

next