“Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma. Se non ti dico che non torno per cena. Se domani, il taxi non appare. Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero. Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia”. Sul palco del terzo congresso nazionale di Sinistra Italiana in corso a Perugia una ragazza dell’Unione Giovani di Sinistra legge, commuovendosi, il testo della poesia dell’artista e attivista peruviana Cristina Torre Cáceres mentre dietro di lei, sullo schermo, scorrono i nomi di tutte le donne uccise per mano di un uomo in questo 2023.
“Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”, si conclude la poesia, e tutti i presenti, che portano un fazzoletto fucsia simbolo della lotta transfemminista, agitano un mazzo di chiavi per fare rumore contro la violenza, chiavi che rappresentano la casa, troppo spesso il luogo della violenza domestica. Cristina Torres Cáceres, autrice peruviana della poesia, ha scritto i versi quasi di getto alcuni anni fa, appena dopo il femminicidio di Mara Castilla, una studentessa di 19 anni uccisa in Messico dall’autista che aveva chiamato per farsi accompagnare a casa dopo una serata trascorsa in compagnia di amici. Il nome di Mara compare per primo all’interno della poesia, seguito poi da tanti altri che appartengono a donne che come lei sono state assassinate.

L’autrice del testo, che non si definisce una poetessa, ha scritto impulsivamente i versi della poesia mentre si trovava sull’autobus di ritorno dall’università, appuntandoseli sul telefono. Cristina Torres Cáceres non ha concepito nessun titolo per il testo, che oggi è noto semplicemente come “Se domani non torno”. Nei mesi successivi, moltissime donne hanno letto e condiviso il testo di Cristina Torre Cáceres, finché non è diventato lo slogan del movimento ‘Ni una menos’ nato in Argentina nel 2015. Il testo della poesia di Cristina Torres Cáceres è diventato quindi il simbolo delle manifestazioni contro la violenza di genere ormai non più solamente in America Latina.

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