Le donne insonni chiedono alle donne che hanno responsabilità nelle istituzioni politiche di attuare immediatamente azioni volte a fermare queste insensate spirali di guerra in Ucraina e Palestina – Petizione lanciata da Francesca Gomez Homen

Chiediamo di sostenere in Parlamento che l’Italia all’Assemblea Plenaria dell’Onu voti per il cessate il fuoco immediato da parte di tutte le parti coinvolte in questi due conflitti armati.

Chiediamo di non sostenere in Parlamento l’invio di armi ad alcun Paese in guerra.

Chiediamo di disubbidire all’interno dei propri partiti parlamentari alle decisioni che sostengono il perdurare degli scontri militari.

Chiediamo un risveglio delle loro coscienze affinché questa terza guerra mondiale a pezzetti non si trasformi in un conflitto armato globale e autodistruttivo.

Siamo le donne insonni. Siamo madri, amiche, mogli, compagne, sorelle, figlie, orfane, nonne, vicine di casa, bisnonne, colleghe. Siamo qui e siamo anche la voce di chi non c’è più ma in ogni tempo ha silenziosamente curato le ferite fisiche, psicologiche, materiali prodotte dalla violenza, ha ricostruito ciò che le guerre avevano distrutto, si è presa cura degli indifesi, ha ricomposto relazioni interrotte dall’odio.

Siamo insonni dal febbraio del 2022 e ogni notte vegliamo sulla follia del nostro tempo e dei paesi europei che hanno normalizzato la guerra anche all’interno dei confini del nostro continente come strumento politico, che tacciono sulla morte di centinaia di migliaia di giovani soldati, giovani soldatesse, bambine e bambini, uomini e donne, rinnegando la sacralità della vita.

Siamo insonni perché siamo il luogo delle angosce di distruzione e della coscienza del pericolo di una catastrofe nucleare, che il nostro presente ha totalmente rimosso.

Siamo insonni perché siamo le testimoni delle falsità che il potere politico ed economico ogni giorno con parole vestite di vuoti principi e con deliberate omissioni, instilla nelle menti e nei cuori di coloro che governa, creando guerre giuste e vite non degne di essere salvate.

Non ci dicono che questa guerra europea non solo uccide vite umane, ma sta creando disastri ambientali che si protrarranno nel tempo creando altre morti, malattie e accelerando i cambiamenti climatici.

Non ci dicono che da quando è scoppiata questa guerra tutti i governi hanno rinunciato ai progetti di transizione ecologica investendo nuovamente sulle energie fossili.

Non ci dicono che questa guerra è stata la principale causa di una inflazione d’altri tempi, che in tutti i Paesi europei sta seriamente impoverendo i cittadini, aumentando i debiti pubblici, e più ancora quelli dei Paesi più poveri del mondo, i cui cittadini saranno sempre più costretti ad emigrare.

Non ci dicono che con l’inizio di questa guerra vi sono Paesi che non hanno più sufficiente grano per il pane quotidiano.

Non ci dicono che con l’inizio di questa guerra l’Italia sta investendo sempre più soldi nella produzione e nell’acquisto di armi sottraendoli alla sanità e all’istruzione.

Non ci dicono che dall’inizio di questa guerra sempre più cittadini russi e ucraini per sottrarsi all’arruolamento forzato devono fuggire dal loro Paese o vengono incarcerati.

Non ci dicono che con l’inizio di questa guerra i nazionalismi si stanno intensificando, la libertà di stampa si sta affievolendo, le decisioni dei governi sono sempre meno trasparenti e le parole dei cittadini e delle cittadine sono totalmente inascoltate.

Siamo insonni perché sappiamo che in molte delle nostre scuole con parole e immagini ingannevoli bambine e bambini, ragazzi e ragazze vengono avvicinati ai valori militari, vengono sedotti dall’estetica della forza, vengono introdotti alla spettacolarizzazione delle armi oscurando le loro finalità distruttive.

Siamo insonni perché quotidianamente la guerra e la violenza ci vengono offerti come un intrattenimento che ne maschera l’azione mortifera.

Siamo insonni perché sappiamo che la violenza genera violenza e lascia ferite nell’anima e nel corpo che non si rimarginano e si tramandano di generazione in generazione, nutrendo il dolore, la rabbia e i sentimenti di odio. Questa legge della natura umana, che la storia e il presente continuano ad insegnarci, viene ogni giorno ignorata.

La nostra insonnia è la coscienza di tutte coloro e di tutti coloro che si ribellano a questa logica maschile del potere, della legge del più forte, del narcisismo distruttivo, della sopraffazione, dell’avidità materiale, dell’estetica della violenza: una logica cieca, primitiva, ripetitiva, stolida, compulsiva, povera di contenuti, priva di memoria e di immaginazione, incapace di interpretare la complessità della nostra contemporaneità, incapace di amare la vita, incapace di creare felicità e giustizia.

Siamo insonni perché ci immaginiamo nei corpi di coloro che sono stretti nella morsa della violenza e ne ascoltiamo le loro ragioni.

Siamo insonni perché affiniamo lo sguardo dell’Oltre, per cogliere ciò che c’è oltre questo presente, oltre la violenza, oltre l’odio, oltre le nostre ragioni.

Siamo insonni per immaginare e volere la logica della pace e dell’incontro, della mediazione, della ricerca del senso.

Siamo insonni perché non siamo rassegnate e non vogliamo rassegnarci.

A distanza di pochi giorni da questo nostro scritto la spirale della violenza e della distruzione ha ancora una volta infiammato le terre di Israele e della Palestina, generando orrori, morti, orfani, genitori che piangono la perdita dei loro figli e delle loro figlie, producendo la devastazione di abitazioni, scuole, ospedali, obbligando migliaia di persone di ogni età a vivere in continua allerta e a lasciare la propria terra senza alcuna prospettiva di un luogo sicuro.

E ancora una volta assistiamo a governanti privi di parole che contengano pensieri che sappiano indicare una strada per interrompere queste atrocità; ancora una volta dobbiamo ascoltare da parte dei governanti monconi di frasi che aizzano l’odio, la violenza e la vendetta.

Ci rivolgiamo a tutte le persone insonni per chiedere a tutte le donne italiane ed europee impegnate in politica e in ruoli di responsabilità e potere, alle presidenti di governi e partiti, alle deputate, alle senatrici, alle rappresentanti di organizzazioni politiche, di mettere in atto parole e azioni finalizzate a porre concretamente termine a queste guerre e a queste violenze.

Chiediamo loro di essere promotrici di politiche libere dai retaggi patriarcali, libere dalle logiche della prepotenza, capaci di porre al centro i valori del dialogo, della riflessione, della cura, del rispetto, della giustizia, del senso del limite.

Chiediamo loro di dimostrare coraggio, almeno una piccola parte di quel coraggio che testimoniano oggi le donne iraniane e le donne israeliane e palestinesi che marciano insieme per la pace.

Francesca Gomez – medico psichiatra, Marta Lavarini – assistente sociale, Chiara Lavarini – impiegata, Barbara Raineri – insegnante, Alessandra Pietropoli – facilitatrice, Prassede Lavarini – operatrice socio-sanitaria, Luisa Marchesini – casalinga, Eva Baldassari – assistente sociale, Nicole Tecchio – studentessa, Anita Tecchio – studentessa, Maria Inglese – medico psichiatra, Judith Kasper – filosofa e docente universitaria, Ornella Matarrese – responsabile comunicazione, Cristina Brunelli – consulente, Monica Manera – veterinaria, Antonella Moscati – filosofa e scrittrice, Alessandra Carletti – medico anestesista.

Qui per firmare la petizione: https://chng.it/gqh546sCjW

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