Il disegno di legge uscito oggi dal Consiglio dei Ministri, il pacchetto sicurezza, è l’ennesimo intervento legislativo populista e illiberale di questo governo che, incapace di incidere significativamente in ambiti che abbiano un impatto effettivo sulla realtà economica e sociale del paese, sventola simbolicamente la minaccia penale nel tentativo di aggrapparsi al facile consenso che spera di ottenere mostrando il pugno duro.

Ma contro chi? Contro i minorenni delle aree disagiate, come è stato il caso del decreto Caivano, che invece di essere oggetto di interventi educativi potenziati si vedono destinatari di disposizioni di allontanamento da specifiche aree urbane o di inutili avvisi orali del questore che certo non faranno sì che il ragazzo muti il proprio stile di vita. Contro i loro genitori, ancora nel decreto Caivano, di fatto spesso della comunità rom, che invece di essere sostenuti nell’obbligo scolastico dei figli si ritrovano in galera qualora non adempiano. Contro le donne incinte o con bambini piccoli, come nel disegno di legge odierno, che finiranno in carcere alla faccia dell’attenzione alla famiglia e ai bambini. Contro i tossicodipendenti coinvolti nel piccolo spaccio, per i quali si alzano le pene invece di predisporre politiche preventive e di sostegno. Contro i writer, chi organizza un rave party o chi non ha un tetto sulla testa e dorme in un alloggio abusivamente. Ma sono davvero questi i problemi dell’Italia?

Ma sono davvero questi i problemi dell’Italia? Ovviamente no. Ma sui problemi autentici questo governo non sa intervenire, come abbiamo visto con la recente legge finanziaria. E allora, pur di portare a casa delle norme manifesto e mostrare di non essere del tutto inerte, non guarda ai danni che tali norme provocheranno. Danni sociali, prima di tutto, visto che si trattano con gli strumenti del penale ambiti problematici che avrebbero bisogno di politiche ben più complesse. Danni in termini di lavoro dei tribunali, che verranno intasati da un lavoro che nulla ha a che fare con il perseguimento dei reati davvero gravi che minano la nostra sicurezza. Danni al sistema penitenziario, che tornerà ai numeri per i quali siamo stati condannati dieci anni fa dalla Corte di Strasburgo.

Il nuovo disegno di legge introduce anche la possibilità da parte delle forze dell’ordine di utilizzare armi da fuoco diverse da quelle di ordinanza quando non si è in servizio. Le tragedie degli Stati Uniti d’America non hanno insegnato nulla a questo governo da Far West. Più armi ci sono in giro e meno si garantisce la sicurezza. L’uso delle armi deve essere regolamentato nella maniera più stretta e necessaria possibile.

Vi è inoltre una norma che punisce con pene da ben due a otto anni di carcere quelle che vengono qualificate come rivolte penitenziarie. Tra queste si includono gli atti di “resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti”. La battitura delle sbarre – tipico comportamento usato dalle persone detenute per protestare o reclamare attenzione su qualcosa – può comportare la condanna prevista.

Fu proprio una protesta passiva di questo tipo, originata da paure legate al Covid-19, a dare origine, come ritorsione a freddo, al brutale pestaggio avvenuto durante il lockdown del 2020 nel carcere campano di Santa Maria Capua Vetere. Tutta Europa si è indignata nel vedere le immagini riprese dalle videocamere interne. Oggi oltre cento imputati sono a giudizio nel più grande processo per tortura che il continente abbia mai visto. Basterà adesso per questo governo abrogare il reato di tortura per chiudere il cerchio.

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