Siamo andatə nelle scuole di Portoferraio il 10 novembre scorso, grazie a Silvia Boano e Matteo Mammini. Non c’è cosa più bella di andare nelle scuole. Gli incontri facevano parte di un progetto più grande di cui però non mi interessa parlare, perché credo che la differenza la facciano le persone e all’Isola d’Elba la differenza dal punto di vista della formazione sui diritti Lgbtqia+ l’hanno sicuramente fatta Silvia Boano, la libraia di Mardilibri, una piccola libreria indipendente azzurro-mare piena di libri scelti con grande cura; e Matteo Mammini, avvocato che si occupa di diritti Lgbtqia+ che vive a Firenze ma è originario proprio di Portoferraio.

“La realtà dell’Elba è sempre stata difficile. Gli argomenti che riguardano la comunità Lgbtqia+ non sono mai stati affrontati” dice Matteo Mammini. “Poi finalmente il 16 aprile 2021 il comune aderisce alla rete RE.A.DY. Nello stesso anno vengono fatte due panchine arcobaleno. Fatte e immediatamente vandalizzate svariate volte. Nonostante ci fossero tante altre panchine venivano vandalizzate sempre e solo quelle arcobaleno e l’amministrazione comunale così come la gente comune non vi vedeva mai un movente omofobo, ma solo un atto di vandalismo. Alla quarta volta però hanno iniziato a pensare che invece la cosa fosse di matrice omofoba, finalmente, e si sono resi conto del problema che l’Elba vive”.

Per questo Silvia Boano e Matteo Mammini, insieme a Maria Frangioni e ad altre poche persone volontarie come loro, hanno iniziato ad andare anche nelle scuole. “Con le scuole ho iniziato a lavorare in maniera un po’ più intensa e regolare quattro anni fa” mi racconta Silvia Boano. “Sempre con l’escamotage di un autore e una autrice per parlare di tematiche Lgbtqia+. Attraverso la lettura di albi illustrati per le persone più piccole e di libri o film per quelle più grandi. Ci sono state varie occasioni in cui sono state le stesse scuole a chiamarmi per partecipare ad alcuni laboratori. A volte sono andati molto bene e a volte molto male. Perché bisogna anche raccontare la realtà dei fatti: ci sono anche ragazzi e ragazze che sono presenti solo per dare fastidio. E questa è la ragione per la quale molte persone che fanno parte della comunità Lgbtqia+ non fanno mai coming out finché restano all’Isola d’Elba, si sentono più sicure a restare nascoste e non vengono mai allo scoperto finché non vanno via”.

“Iniziando a lavorare nelle scuole, studenti e studentesse ci domandarono come mai facevamo formazione solo a loro e non anche ai professori e alle professoresse” aggiunge Mammini. “Capimmo quindi che c’era da lavorare anche all’interno del corpo docenti. Non erano infatti assolutamente preparatə sull’argomento”. Tantə sono gli autori e le autrici che hanno presentato le loro opere sul territorio elbano: Simone Alliva, Matteo Grimaldi, Antonio Carone, Maya de Leo, Vera Gheno, anche grazie al Comune di Capoliveri che teneva a fare formazione sul tema grazie alla rassegna “Autori in Vantina”. Voci importanti nel panorama italiano, voci essenziali in un territorio anche proprio geograficamente chiuso e poco positivamente contaminato come quello dell’Isola d’Elba.

Servirebbe certo una progettualità da parte delle associazioni toscane per investire maggiormente sull’isola, anche se è difficile quando non vivi personalmente il territorio. “Ci troviamo molto spesso io e Silvia a lavorare anima e corpo per cercare di informare e formare, ma con tutta la nostra buona volontà siamo oggettivamente pochə. Se in questi anni si sono riuscite a cambiare un po’ le cose è esclusivamente grazie a Silvia proprio come libraia di Mardilibri. Infatti tutti gli eventi passano da lì. La viva partecipazione di pubblico avvenuta durante la presentazione del tuo libro Gender Libera Tuttə ha comunque dimostrato che a piccoli ma costanti passi le cose si stanno muovendo” conclude Mammini.

Parlando con le persone del luogo mi è parso che quell’ora e poco più di traversata in traghetto che unisce la terraferma all’isola sia spesso uno spazio molto più ampio e difficile da abbattere. Ma l’attenzione alta di studenti e studentesse, le domande intelligenti che ci hanno posto, i sorrisi, la loro attiva partecipazione ci hanno restituito un grande senso di fiducia ed è proprio in quegli sguardi tutto il senso del nostro attivismo.

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