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Stefano Tacconi torna in tv dopo l’aneurisma: “Il medico disse a mia moglie: ‘Preghi questa notte perché non so se arriva a domattina’”

Dopo il lungo ricovero per l'emorragia cerebrale dell'aprile 2022 l'ex portiere concede la prima intervista nel salotto di Silvia Toffanin e confessa: “Pensavo di essere immortale”

di Emanuele Corbo

“L’abbiamo passata brutta, pensavo di essere immortale e invece dietro l’angolo c’è sempre qualcosa di inaspettato”. Stefano Tacconi fa il suo ingresso a Verissimo sulla sedia a rotelle nella prima intervista dopo l’aneurisma che lo ha colpito nell’aprile del 2022. Il caloroso applauso del pubblico lo fa singhiozzare per l’emozione, e una commossa Silvia Toffanin si fa portavoce del pensiero di tutti: “L’Italia intera si è preoccupata per te”.

IL RICORDO DELL’INCIDENTE – Nella puntata del talk show in onda domenica 5 novembre l’ex portiere rivive il giorno più buio: “Meno male che c’era mio figlio (Andrea, anche lui ospite in studio, ndr.) con me in macchina […] Erano due o tre giorni che sentivo che qualcosa non andava bene, mal di testa, stanchezza, ero andato in giro per chilometri e chilometri. Non pensavo che fosse qualcosa che avevo in testa, era il 23 aprile, il compleanno di mia moglie […]”.

LA RIABILITAZIONE – Quindi il malore, la corsa in ospedale e la difficile riabilitazione: “Dei primi tempi non ricordo niente, ero in coma. Ricordo la fatica che ho fatto perché la riabilitazione è stata molto dura: da 25 anni non toccavo una palestra e ho dovuto ricominciare da capo a camminare e parlare. Mia moglie e i miei figli sono stati importanti perché facevano avanti e indietro da Milano a Torino e Alessandria […] mia moglie che è devota di Padre Pio mi ha prenotato una vacanza a San Giovanni Rotondo. Ringrazio anche le fisioterapiste, che sono state gentilissime e cattive. Una di loro la chiamavo Dolores perché rideva sempre ma faceva piangere tutti. Mi hanno fatto lavorare tantissimo per quattro mesi”.

LE ORE PIÙ DIFFICILI – Il peggio è passato, ma Stefano Tacconi deve fare ancora molta attenzione: “Mi dicono tutti che devo stare attento perché l’emorragia può tornare e io non sto mai fermo, ho sempre bisogno di muovermi. La mia famiglia è la mia squadra. In questo periodo me li sono goduti tutti, adesso non mi fanno toccare né vino né sigarette. Quando lo faccio ricevo delle scoppole in testa. E io rispondo: ‘Mi raccomando, non sulla vena’”.Toccante anche il passaggio dedicato alla moglie, che ha dovuto fare appello a tutta la propria forza per attraversare le ore più difficili. “Il medico che mi ha operato – ricorda l’atleta – le ha detto ‘Preghi questa notte perché non so se arriva a domattina’, però ha resistito anche lei che è una trentina, una montanara, ora mi sta dietro e mi cura […]”.

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