Quatta quatta la Russia continua ad aumentare le sue esportazioni di petrolio via mare. Non che le sanzioni occidentali e il tetto al prezzo abbiano mai ottenuto grandi risultati ma ora, complice forse una stanchezza generalizzata per la guerra in Ucraina che pare impantanata, Mosca riesce a vendere addirittura più greggio di prima. In ottobre l’export si è attestato a 3,5 milioni di barili al giorno (un incasso di circa 8 miliardi di euro al mese) con punte di 3,7 milioni. Nell’ottobre del 2022 la Russia riusciva ad esportare circa 2,5 milioni di barili. Notevole anche il confronto con la media degli ultimi 5 anni (dunque anche prima dell’inizio della guerra) che, per questo periodo dell’anno, oscillava tra 2,2 e un massimo di 3 milioni di barili al giorno. Le spedizioni di petrolio via mare sono state superiori a quelle del 2022 in tutti i mesi del 2023. A maggio hanno sfiorato i 4 milioni di barili, un milione in più dell’anno prima e 700mila barili in più della media del quinquennio.

Non è semplicissimo determinare con precisione dove finiscono questi carichi. Alcuni viaggiano su navi fantasma o “mimetizzati” tramite triangolazioni o attraverso passaggi da una petroliera all’altra in alto mare (con conseguenti gravi rischi ambientali). Ciò detto non è un segreto che Cina ed India abbiano approfittato dei bandi occidentali per approvvigionarsi di greggio russo a sconto rispetto alle quotazioni di mercato. Si stima che i due giganti asiatici ricevano almeno un milione di barili al giorno da Mosca. Nel mese di maggio l’India ha portato l’import dalla Russia fin sopra i 2,1 milioni di barili mentre la Cina era arrivata ad 1,5 milioni. In Europa arrivano circa 450mila barili al giorno, esclusivamente nel mar Nero, quindi in Bulgaria (200mila) e Turchia (250mila).

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