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Anche i filosofi sono responsabili del riscaldamento globale

Anche i filosofi sono responsabili del riscaldamento globale
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Qualche giorno fa, Nicholas Maxwell ha inviato una lettera aperta ai colleghi filosofi accademici, condivisa da Friends of Wisdom, un gruppo di studiosi preoccupati dell’attuale deriva delle università, ormai del tutto allineate ovunque al modello utilitaristico imperante. Pubblico qui la lettera, tradotta liberamente in italiano. Maxwell è professore emerito di Filosofia della Scienza presso l’University College di Londra.

I filosofi sono responsabili del riscaldamento globale? Certo che lo sono! Ma la filosofia tradizionale continua a non essere consapevole di questo scandaloso oltraggio. Cosa si può fare per sensibilizzare i filosofi sulle loro responsabilità intellettuali, morali e umanitarie? Sostengo da tempo che le università di tutto il mondo sono dominate da una cattiva filosofia della ricerca, e questo è in parte il motivo per cui, da decenni, le università non sono riuscite a fare ciò che era necessario fare per porre fine alla crisi climatica (v. Maxwell, N., How Universities Have Betrayed Reason and Humanity—And What’s to Be Done About It, Frontiers in Sustainability, 2021).

Per contro, i filosofi accademici, a quanto pare, preferiscono continuare con i loro temi tradizionali, ciechi di fronte al loro ruolo negli imminenti disastri climatici e nella crisi della natura che affliggono l’umanità e il mondo. Che vergogna e che scandalo. Per favore, svegliatevi, colleghi filosofi, sui disastri che dobbiamo affrontare e sul nostro ruolo nello spaventoso fallimento delle università nel trasmettere il messaggio che l’umanità deve agire per prevenire il disastro, un messaggio che avrebbe dovuto essere trasmesso, forte e chiaro, tanto tempo fa, negli anni ‘80 e ‘90, quando c’era tutto il tempo per fare ciò che andava fatto.

Filosofi! Dovete gridare dai tetti ai vostri colleghi accademici e al pubblico che la necessità di fare una rivoluzione nelle università è urgente, indispensabile per poter adempiere al compito fondamentale di aiutare l’umanità a risolvere i conflitti e i problemi di convivenza in modi sempre più razionali e condivisivi. E non solo acquisire e applicare le conoscenze, come accade ora.

Svegliatevi filosofi! Svegliatevi scienziati! Com’è attualmente, l’accademia è un disastro intellettuale e umanitario. Abbiamo urgente bisogno di una rivoluzione accademica, affinché le nostre istituzioni di apprendimento possano iniziare a fare ciò di cui hanno urgente bisogno: aiutare l’umanità a progredire verso un mondo buono, genuinamente civilizzato, illuminato e saggio. È tempo di imparare a lasciarci alle spalle la follia e gli orrori del mondo di oggi.

Ai più questo messaggio potrà sembrare puerile e irrilevante. Molti rideranno di cuore. E non mancherà qualche fustigatore. Questo messaggio mi fa invece riflettere come il reame del riduzionismo imponga ai filosofi di esercitarsi su temi dominanti, possibilmente astrusi; agli idraulici di progettare dighe e argini solidi senza indugiare sugli ecosistemi coinvolti; agli ecologi di produrre slogan buoni per il mercato immobiliare.

Come rispondere al clima che cambia e gestire la convivenza di otto miliardi di esseri umani sono temi in cui il controllo di gestione, ultima espressione dell’economia, della finanza e della politica, non tollera intrusioni. Con i risultati che nel terzo decennio del XXI secolo stiamo iniziando ad apprezzare.

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