Chi aderisce completamente al sistema contributivo per il calcolo della futura pensione, dunque non ha contributi previdenziali versati prima del 1996, potrà avere l’anticipo della pensione di tre anni rispetto all’età di vecchiaia (a 64 invece che a 67) solo se avrà maturato un importo di pensione di almeno 3 volte l’assegno sociale (503 euro) per gli uomini, 2,8 per le madri con un figlio e 2,6 per le madri con due o più figli. Nel 2023 si prevede per l’anticipo un importo di pensione maturato di almeno 2,8 volte l’assegno sociale (1.408 euro), mentre nella prima bozza per il 2024 si prevedeva che fosse di almeno 3,3 volte l’assegno sociale. È quanto emerge dall’ultima bozza della manovra che sta circolando in queste ore. Dunque un criterio più favorevole rispetto alla prima versione ma comunque peggiorativo rispetto a quello attualmente in vigore. “Il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto” all’età di vecchiaia, si legge nella bozza, che prevede una finestra di tre mesi. Inalterata la previsione sull’accesso alla pensione con Quota 104.

Possibile comunque che intervengano ulteriori novità. Oggi il ministero dell’Economia ha precisato che “Le indiscrezioni giornalistiche sulla legge di stabilità pubblicate in questi giorni su diversi temi di grande interesse (ad esempio pensioni, tasse, presunti prelievi da conti correnti e altro) sono frutto di bozze non definitive, non diffuse da Mef e dunque da ritenersi non attendibili“. “Io commento le norme quando ci sono. Nel frattempo, intanto che non c’è, ovviamente ci si lavora”, ha affermato la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone.

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Giorgia Meloni affonda la norma sull’accesso del fisco ai dati dei conti correnti. “Non se ne parla. Questa misura non passa”

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