Israele ha detto di voler cancellare Hamas. Per ora sta cancellando Gaza”. Paola Caridi, corrispondente da Gerusalemme per oltre dieci anni, storica, e autrice di Hamas, edito per Feltrinelli, è cauta riguardo all’invasione di terra di Gaza, promessa da giorni e finora rimandata dal governo di Tel Aviv. “La domanda non è tanto l’invasione di terra, quanto la strategia militare e politica di Israele” spiega a Ilfattoquotidiano.it, raggiunta telefonicamente ad Amman, in Giordania. “Solo comprendendo l’obiettivo possiamo anche capire se invasione di terra ci sarà, con tutto quel che ne consegue”. Per ora, spiega, “i morti palestinesi di Gaza sono già oltre 5mila, uccisi dai bombardamenti a tappeto israeliani: quando smetteremo di considerarli ‘danni collaterali’?”.

Tutto però è cominciato il 7 ottobre, quando Hamas ha preso in ostaggio almeno duecento civili israeliani. Un’azione prevedibile?
No, direi al contrario inattesa e inimmaginabile nelle sue proporzioni. Un massacro che ha colto di sorpresa la stessa intelligence israeliana. Il blocco della Striscia di Gaza, messo in atto nel 2007 da Israele e continuato per sedici anni, senza alcuna interruzione, veniva con ogni probabilità considerato sicuro. Un confine sigillato.

Perché Hamas ha deciso questo attacco, nonostante le sue siano forze limitate rispetto a quelle dell’esercito israeliano?
Sembra ormai acclarato che lo scopo fosse quello di prendere il più alto numero di ostaggi possibili, per scambiarli con i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Cinquemila detenuti prima del 7 ottobre. Un numero raddoppiato nelle ultime due settimane. Pensavano, forse, di trovarsi di fronte i soldati, la forza militare israeliana. I soldati, invece, erano stati mandati a rinforzare l’esercito israeliano in Cisgiordania, dove i raid dei coloni continuano da mesi, con il sostegno dei soldati, come denunciato dalle organizzazioni israeliane per la difesa dei diritti umani. Btselem in testa.

Dove trova il suo consenso Hamas e quale forza ha adoperato per mantenere il controllo nella Striscia?
Non sappiamo se Hamas, fino al 7 ottobre, avesse un consenso così imponente come quello ottenuto alle politiche del 2006. Da allora, però, rappresenta il potere, la burocrazia, la leva fiscale, il sostegno alla popolazione stremata dopo quattro operazioni militari israeliane su Gaza (2008-9, 2012, 2014, 2021). Hamas è il regime. E l’opposizione nelle strade si è vista. Ma Hamas non è solo a Gaza.

Lei ha scritto un libro, Hamas, pubblicato nel 2009 e che ora esce in versione aggiornata, in cui ha scandagliato origini e obiettivi di questa organizzazione di cui si conosce ben poco. Quali sono le sue basi ideologiche? Peraltro Macron ha proposto una coalizione che la combatta come accaduto per Isis. Crede sia paragonabile allo Stato Islamico?
A differenza di Isis, un paragone incongruo dal punto di vista storico-politico, Hamas è radicato nella società palestinese, è un movimento politico con una storia quarantennale dentro tutto il Territorio palestinese occupato. Un movimento che nel corso della sua storia ha usato il terrorismo, e usa il terrorismo anche ora. La sua ala combattente si è sempre più “militarizzata”, chiusa dentro una Gaza sigillata all’esterno. E negli ultimi anni ha assunto anche un peso sempre più decisivo negli equilibri interni.

In che senso?
Hamas e Fatah si sono parlati sin da quando, con la presa di Gaza del 2007, i jihadisti hanno ottenuto il controllo della Striscia. I tentativi di riconciliazione sono stati un processo infinito e senza successo, proprio come quello di Oslo. Si erano anche trovati d’accordo per organizzare le elezioni politiche del maggio 2021, poi cancellate da Abu Mazen perché Israele non ha permesso ai palestinesi di Gerusalemme est di votare.

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