In queste ultime ore quasi tutti i giornali hanno dato gran risalto alla vicenda “G&G”, Giorgia e Giambruno. Per qualche ora il gossip che spesso (da Berlusconi in poi) nel nostro Paese entra nell’agenda politica ha “distratto” l’opinione pubblica dal dramma della guerra tra Palestina e Israele. Complici i social, a partire dal tweet della premier che annuncia la fine della relazione con il giornalista, si è appagata la curiosità dell’opinione pubblica, dando spazio a ciò che accade dietro il buco della serratura di casa Meloni. Alla faccia tra l’altro della minore in questione: la figlia, sulla quale la Presidente del Consiglio si era tanto impegnata a proteggerla all’inizio del mandato.

Axel Springer, pioniere del giornalismo popolare tedesco, aveva una convinzione indistruttibile. Sosteneva che la carta stampata si regge su tre parole: “Sesso, sangue, soldi”. A sentir lui, un quotidiano o un settimanale che si occupi di scandali sessuali, di delitti e di quattrini, è sempre destinato ad avere un successo sicuro.

Oggi non è più vero. Delle tre “S” ne è rimasta una a garantire il boom di lettori: il sesso. Non a caso, infatti, in questa triste vicenda di “G&G” ce n’è grazie alle uscite del giornalista che citano “threesome” e altro. Del sangue in Palestina sembra fregare meno in queste ore.

Ma il tema è un altro ovvero la domanda di sempre che in queste ore diventa un’urgenza da porci tutti: lettori e giornalisti. È nata prima la gallina o l’uovo?
È giusto rincorrere ciò che vuole l’opinione pubblica che vota una maggioranza di destra assecondando ogni curiosità o è più corretto scegliere cosa dare “in pasto” ai lettori con una scala di valori?

Io credo che l’errore sia stato quello, in queste ore, non tanto di dare una notizia ma di mettere sullo stesso piano (attraverso le “aperture di pagina”; articoli e articoli sulla vicenda etc), una guerra, delle vittime e una vicenda che in un Paese “normale” sarebbe rimasta privata. Purtroppo il virus che ha messo in circolo il berlusconimo ovvero quello di inquinare la politica e il dibattito pubblico con una delle tre “S”, continua con il “melonismo”.

A noi, a chi fa il mio mestiere di giornalista ma anche all’opinione pubblica il compito di tornare a dare valore differente a una notizia, di scegliere di che parlare al bar con gli amici, in ufficio, a tavola la sera in famiglia, a scuola.

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