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“Rendiamo sostenibile il settore del lusso: così marchi e consumatori sanno qual è l’impatto sull’ambiente”

“Rendiamo sostenibile il settore del lusso: così marchi e consumatori sanno qual è l’impatto sull’ambiente”
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Portare la sostenibilità anche nel settore del lusso e della moda. Si chiama Leaf Foundation, è di Firenze, ed è la nuova realtà con l’obiettivo di promuovere valori etici, ambientali, sociali ed economici nel settore luxury. L’idea nasce da una “precisa domanda dalle case di moda” e vuole rendere sostenibile il prodotto per il consumatore. Come? Attraverso una certificazione: il “primo standard al mondo” a riportare delle regole che permettano di calcolare con precisione l’impatto ambientale derivante dalla produzione di accessori in metallo per il settore della moda, racconta il presidente, Giacomo Cortesi.

Uno dei primi passi è stato quello di fornire strumenti concreti per rispondere all’esigenza di sostenibilità del settore del lusso, “andando a intervenire sull’impatto ambientale e sociale delle produzioni”, spiega Cortesi, che da tempo lavora nel settore. In circa due anni di lavoro sono stati raccolti i dati di oltre 70 aziende (il 90% europee e il 10% asiatiche) per andare a calcolare l’impatto ambientale e sociale delle varie matrici declinate nelle diverse tecnologie di finitura. In questo modo è stato realizzato un database, in continuo aggiornamento, che non era mai stato creato precedentemente. Il database ha portato alla creazione di una certificazione, un nuovo standard, per misurare la sostenibilità dell’intera filiera degli accessori moda in metallo.

L’Italia ha nella moda un settore strategico ed è comunemente sinonimo di qualità, “ma molto spesso le organizzazioni che sviluppano standard di certificazione di qualità sono estere”, aggiunge Cortesi al fatto.it. Lo standard di sostenibilità, in questo senso, è in grado di aiutare i marchi del lusso a comprendere “quanto impatta ogni tipo di processo produttivo e quindi individuare i fornitori qualificati sotto il punto di vista della sostenibilità”. La differenza è che, stavolta, il processo è tutto italiano.

Come funziona la certificazione e quali vantaggi produce? La certificazione prevede che degli organismi effettuino audit presso le aziende per verificare il loro operato in merito a tematiche ambientali e alla responsabilità sociale. Per ottenere la certificazione (dal nome Leaf Hardware) per un prodotto è necessario effettuare uno studio dettagliato sull’articolo, che fornisce dei risultati espressi come valori d’impatto ambientale associati a 6 categorie: Potenziale di Riscaldamento Globale, Consumo di Risorse minerali e fossili, Consumo d’Acqua, Potenziale di Riduzione dello strato di Ozono, Ecotossicità e Tossicità per l’Uomo. Per ognuna delle sei categorie sono stati calcolati dei valori limite tramite uno studio della durata di due anni andando a monitorare gli impatti delle aziende del settore italiane ed estere per definire una situazione di base. Avere tutti i valori delle 6 categorie al di sotto dei limiti permette di ottenere la certificazione. Il superamento del valore limite anche solo di una delle categorie d’impatto, invece, non permette di ottenere la certificazione, ma funge da campanello di allarme per l’azienda, che potrà quindi conoscere i suoi ‘punti deboli’ e attuare azioni correttive per allinearsi alle altre imprese e abbattere i propri impatti ambientali.

Ad oggi esistono già degli Standard affermati per quanto riguarda i settori del tessile e della pelle, ma niente era presente in merito al calcolo dell’impatto ambientale associato alle componenti metalliche (accessori), alla bigiotteria e alla gioielleria nel settore moda; prodotti la cui produzione è di grande tradizione Made in Italy. “Ci aspettiamo che questo standard rappresenti una risorsa preziosa, solida e trasparente, dal più piccolo dei fornitori direttamente al brand di moda, fino al consumatore finale, che – continua Cortesi – avrà finalmente la possibilità di operare una scelta non più basata solo su canoni economici ed estetici, ma anche su quelli dell’impatto ambientale e della garanzia di una catena di fornitura socialmente ed eticamente responsabile”.

Nel 2024 l’obiettivo è quello di estendere la raccolta di dati per aggiornare la situazione, includendo sia altre aziende nei territori nei quali è già stata effettuata la raccolta, sia altri Paesi del mondo dove è più presente la produzione di accessori in metallo per la moda. Nei prossimi anni “vorremmo preparare standard relativi ai prodotti finiti, come ad esempio calzature e articoli di pelletteria”, aggiunge. Sarebbe un passo ancora più importante verso la sostenibilità del ciclo produttivo. Perché la moda passa anche “dall’attenzione al rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo – conclude Cortesi –, del diritto al lavoro e ad una condizione di vita dignitosa che garantisca un futuro sostenibile alle generazioni future”.

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