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Se il generale Vannacci avesse studiato, si sarebbe evitato questa bufera

Se il generale Vannacci avesse studiato, si sarebbe evitato questa bufera
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C’è un disagio diffuso e una grande incapacità di metabolizzare alcuni cambiamenti sociali: la crescente visibilità delle persone Lgbt+, ad esempio. O la presenza di culture e etnie diverse, all’interno del nostro Paese. A destra lo chiamano conservatorismo. E a volte tale inadeguatezza si traduce in carta stampata. Come quella sperperata – “gli alberi si vendicheranno” (cit.) – per la pubblicazione del libro del tale generale Vannacci, fino a ieri sconosciuto alla maggioranza dell’opinione pubblica. Analizziamolo insieme.

“Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione”, troviamo in una delle pagine del libro. Piccolo spoiler: lo sappiamo già. Abbiamo approfondito il concetto di norma e lo abbiamo trovato opprimente, svilente e sicuramente violento.

Perché nell’Italia di oggi è purtroppo normale il gender gap, ad esempio. È normale, ahinoi, che qualche maschio cresciuto a pane e patriarcato uccida la propria ex compagna perché questa lo ha lasciato. Succede una volta ogni tre giorni e si chiama femminicidio. Dati del Viminale, non certo di Non una di meno.

In Italia è normale odiare e discriminare le persone non solo per il loro orientamento sessuale, ma anche per la loro identità di genere, per il colore della pelle, per la fede diversa, per la disabilità… e l’elenco non si esaurisce qui. Ma se questa consuetudine all’odio e alla discriminazione è la norma, ebbene, come comunità Lgbt+ dovremmo rivendicare con orgoglio di non rientrare nella “normalità” che essa descrive.

Non pago, il generale ci porta le prove della nostra anormalità. Scomodando la natura «[…] che a tutti gli esseri sani “normali” concede di riprodursi». Bene, qui andrebbe superato un grande malinteso. Nato in qualche mente poco avvezza alla complessità e diffuso – al pari di un virus – in altre coscienze, per lo più tragicamente eterosessuali riguardo a questo tema. Andando per punti.

1. Sappiamo benissimo che due persone dello stesso sesso non possono riprodursi. In camera da letto facciamo due cose: dormiamo, il più delle volte; oppure facciamo sesso/l’amore (con somma gioia). Ma no, non proviamo a metter su gravidanze. Sarà che abbiamo avuto giovamento dalle lezioni di biologia, a scuola?

2. In verità siamo perfettamente in grado di riprodurci: abbiamo gameti e organi sessuali. Alcuni e alcune di noi fanno figli “alla vecchia maniera”. Altri e altre usano la gestazione per altri o la PMA. Sempre con le nostre cellule. E forse con una consapevolezza maggiore, rispetto ad altre situazioni.

3. La natura è una concettualizzazione umana. Talmente scivolosa e mutevole, che tutte le volte che si prova a tirarla in mezzo si cade in contraddizione. È naturale il cancro, ad esempio. Nessuna specie animale, invece, si connette al web. Nei cavallucci marini a portare avanti la gravidanza è il maschio. Alcune rane cambiano sesso. I moscerini della frutta hanno comportamenti omosessuali. Ma, appunto, se usassi la natura per giustificare l’omosessualità dovrei accontentarmi di ronzare attorno alle mele marce (Barbara Gallavotti docet).

4. Eterosessualità, fecondità e capacità genitoriale non sono un tutt’uno. Poi siamo felici per chi riesce a essere allo stesso tempo etero, prolifico e pure un buon genitore. Ma non è sempre così. Qualche parametro può venire a mancare.

Se il nostro generale avesse avuto cognizione di tutto questo, e bisogna studiare per capire tale complessità, si sarebbe risparmiato la bufera mediatica nel quale è finito. E del quale è unico responsabile. Con buona pace di quella stampa sovranista e di destra che si sta sbracciando, sui social, per ricordarci che in Italia esiste il diritto di parola, tuonando contro la censura.

Altro spoiler: il generale Vannacci non è stato mai censurato. Il suo libro è in vendita e può continuare a proferire le sue dichiarazioni bislacche. Non siamo certo nell’Ungheria di Orban (alleato della presidente Meloni) che ha fatto leggi che vietano i libri (quelli Lgbt+, nello specifico)! Ma quel diritto di parola ne prevede un altro, altrettanto fondamentale: il diritto di critica. Altrimenti si cade nel gioco di quel “pensiero unico” che a destra hanno sempre contestato, mi pare.

Ad ogni modo, le dichiarazioni del generale sono già state oggetto di prese di distanza da parte dell’esercito stesso. E il ministro Crosetto – che non mi pare venga in harness a marciare ai Pride – ha dichiarato: «Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione».

Aggiungo io: e offendono donne, persone Lgbt+, migranti, ecc. Ed è la ragione per cui oggi se ne parla. Perché sono parole che possono fare del male. Rifletterei su questo.

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