Tesla ha beneficiato dei problemi di chi taroccava le emissioni e adesso si tratta di capire se gli altri costruttori potranno approfittare degli algoritmi che fornivano indicazioni esageratamente ottimistiche sulle percorrenze delle auto elettriche del marchio americano. Che ha trovato un modo tutto suo per contenere le lamentele: eliminare i reclami. Lo riporta un’inchiesta dell’agenzia Reuters ripresa dalla testata specializzata Automotive News, rivelando addirittura l’istituzione di una squadra dedicata, il “Diversion Team” attivo dall’estate dello scorso anno a Las Vegas.

A quanto pare diversi clienti segnalavano il proprio disappunto per la differenza tra l’autonomia dichiarata da Tesla e anticipata dal computer di bordo e quella reale, in particolare con il freddo. Proprio all’inizio del 2023 le autorità della Corea del Sud avevano sanzionato la casa statunitense con una multa di 2,1 milioni di dollari perché con le basse temperature la percorrenza risultava dimezzata rispetto a quella annunciata. Elon Musk, il numero uno di Tesla, e due manager asiatici, avevano dovuto ammettere “pubblicità falsa o esagerata” in merito all’autonomia.

Negli Stati Uniti, la società Recurrent auto aveva verificato la percorrenza su strada delle Tesla raccogliendo i dati attraverso dispositivi espressamente installati. Con il freddo erano state accertate autonomie fra il 51% (Model Y) e il 56% (Model 3) inferiori a quelle omologate (-52% per la Model X e -55% per la Model S). Dati impietosi “riabilitati” solo in parte da un recente studio citato dalle due testate che attribuisce alla gamma Tesla una percorrenza mediamente del 26% minore rispetto a quella dichiarata.

Di fronte alle lamentele dei clienti, il costruttore si sarebbe prima affidato alla diagnostica a distanza informando gli automobilisti che non risultavano irregolarità annullando eventuali appuntamenti già fissati con la rete di assistenza e poi al “Diversion Team”, il cui compito era semplicemente quello di limitare il maggior numero possibile di verifiche collegate alle lamentele sulla percorrenza, che intasavano i propri centri di assistenza.

Stando alle testimonianze raccolte delle due testate i manager di Tesla avrebbero spiegato ai collaboratori che ogni appuntamento cancellato faceva risparmiare 1.000 dollari. Secondo l’inchiesta condotta dalla Reuters, basata su più “gole profonde”, Tesla avrebbe sviluppato algoritmi in grado di sovrastimare la percorrenza già una decina di anni fa, quando ancora commercializzava due soli modelli. La stessa agenzia ha ammesso di non essere in grado di stabilire se gli stessi sistemi siano impiagati ancora adesso.

Gli ottimistici algoritmi inducevano gli automobilisti a ritenere possibili spostamenti su certe distanze, almeno fino a quando la carica della batteria era superiore al 50%. Sotto questo livello la percorrenza diventava più realistica e il pieno residuo scendeva più velocemente tanto da indurre il costruttore a varare una sorta di “riserva” (circa 15 miglia, l’equivalente di 24 chilometri) per consentire ai conducenti di raggiungere una stazione di ricarica.

In migliaia di casi, l’“ansia da colonnina” aveva suscitato il disappunto dei conducenti, che non potevano fare altro che rivolgersi a Tesla. Evidentemente alle prese con altri problemi (la produzione a singhiozzo, le trimestrali in rosso, gli incidenti delle auto equipaggiate con i sistemi di guida autonoma, i richiami e i contenziosi con l’Autorità di Borsa di Elon Musk , solo per citarne alcuni), il costruttore non ha trovato di meglio che “cestinare” i reclami. Promettendo invece percorrenze sempre più importanti per i modelli futuri.

L’EPA, la temuta Environmental Protection Agency americana, aveva già imposto nel 2020 a Tesla di ridurre l’autonomia stimata mediamente del 3%. Sulla base delle analisi condotte su 8.000 auto della casa statunitense, la Recurrent ha accertato che le stime sulla percorrenza del computer di bordo non cambiano in base alle temperature. Anzi, quasi sempre i modelli Tesla indicano un raggio d’azione superiore al 90% di quello attestato dall’EPA, sempre indipendentemente dal meteo.

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