È sparito dalle cronache, dai titoli di giornale. Pare che si trovi in Bielorussia, ma da Minsk non ha mai ufficialmente parlato. Oscurato dopo un tentativo di rivolta sedato, pare, grazie alla mediazione di Lukashenko. Ma ora il nome del capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, riaffiora sulla bocca dell’opinionista tv pro-Putin Dmitry Kiselev, nel suo programma televisivo settimanale Rossija 1 (trasmesso dal gruppo Rossiya Segodnya, controllata dallo Stato). Prigozhin “è andato fuori di testa a causa dei grandi soldi” fatti in questi anni, ha detto. “Pensava di poter sfidare personalmente il ministero della Difesa, lo stato stesso e il presidente”, ha aggiunto sostenendo che il gruppo Wagner avrebbe ricevuto dallo Stato russo oltre 17,5 miliardi di euro (circa 17 mila miliardi di rubli), divisi in contratti governativi (860 miliardi di rubli) e servizi forniti dalla holding Concord (845 miliardi di rubli) in mano all’ex cuoco di Putin. E in queste ora circola inoltre un audio attribuito a Prigozhin e postato sul canale Grey Zone, vicino alla Wagner, in cui il capo della milizia promette “nuove vittorie al fronte in un futuro prossimo” per la sua compagnia. La voce che parla sembra essere effettivamente la sua. L’audio, di una quarantina di secondi, è stato diffuso da Grey Zone ma non da altri canali normalmente utilizzati per trasmettere i messaggi di Prigozhin, in particolare quello considerato ufficiale, il Press-Sluzhba Prigozhina, appartenente alla sua holding Concord. “Oggi – afferma nel messaggio l’autore che viene presentato appunto come il capo della Wagner – abbiamo bisogno del vostro sostegno più che mai. Grazie per questo. Voglio che capiate che la nostra Marcia per la Giustizia (del 24 giugno, ndr) era diretta a combattere i traditori e mobilitare la nostra società. E penso che abbiamo ottenuto molto di questo. In un prossimo futuro sono sicuro che vedrete le nostre prossime vittorie al fronte. Grazie ragazzi!”.

La sospensione del reclutamento – Su Telegram, uno dei canali legati alla milizia, ha fatto sapere che il reclutamento di nuovi mercenari all’interno del Gruppo Wagner verrà sospeso per un mese “in relazione alla temporanea mancata partecipazione della all’operazione militare speciale e al trasferimento nella Repubblica di Bielorussia“. Ma su Grey Zone, altro gruppo Telegram che fa da megafono alla Wagner, si chiarisce che “nonostante i centri Wagner in Russia abbiano temporaneamente cessato le attività, il Gruppo Wagner continua a reclutare personale”. Nell’annuncio si specifica che “sono richieste tutte le specialità militari, ad eccezione delle forze missilistiche strategiche (per ora)” e che “è operativa anche la base principale nel villaggio di Molkino (nel territorio di Krasnodar)”. Dopo il colloquio le reclute verranno inviati nei campi di nuova formazione “dove sono già iniziati i preparativi per il nuovo impiego”. Il messaggio si conclude rivendicando che “non ci sono impedimenti legali da parte dello Stato”.

Il destino di Prigozhin e Surovikin – Intanto resta un incognita su chi saranno le vittime delle ‘purghe putiniane‘ che in tanti si aspettano dopo il tentato ammutinamento della Wagner. Primo obiettivo proprio Prigozhin, scomparso dai radar: secondo Kiev, i servizi d’intelligence interni russi (Fsb) hanno già ricevuto l’ordine di eliminarlo. Ma il mistero permane anche sul generale Serghei Surovikin, sospettato secondo alcuni media di essere stato non solo simpatizzante ma addirittura un membro segreto della Wagner, insieme a decine di altri alti ufficiali. Il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, si è detto sicuro che Vladimir Putin abbia dato l’ordine di uccidere Prigozhin, anche se i “tentativi di assassinio non saranno veloci” perché sarà necessario del tempo per avere “approcci adeguati”. Per Volodymyr Zelensky, invece, è Putin a rischiare nel clima d’incertezza creatosi dopo i fatti dello scorso fine settimana. “Putin ora è più minacciato di me, ci sono più persone che vogliono ammazzarlo”, ha detto il presidente ucraino.

Altro grande punto di domanda riguarda la sorte del generale Surovikin, ex comandante in capo delle operazioni in Ucraina (fino allo scorso gennaio) e capo delle forze aerospaziali. A Mosca continuano a circolare le voci di un suo arresto, per essere stato come minimo a conoscenza dei progetti d’insurrezione wagneriani, e forse complice. O addirittura membro onorario fin dal 2017 della compagnia privata, come scrive il sito Dossier Center dell’oligarca Mikhail Khodorkovsky, nemico di Putin, che ne indica anche il presunto numero di badge personale: M-3744. La caccia è ora aperta per identificare gli altri 30 ufficiali che sarebbero stati ammessi nella Wagner, di cui il sito di Khodorkovsky promette di fare presto i nomi. Due giorni fa, quando a tarda sera si era diffusa la voce – mai confermata – di un arresto di Surovikin, si diceva che con lui fosse finito nel carcere di Lefortovo anche il suo vice, il generale Andrey Yudin. Quest’ultimo, parlando con il sito Ura.ru, ha smentito, dicendo di trovarsi “a casa in vacanza” e di non sapere dove si trovi il suo capo.

La paura delle “schegge impazzite” – In Ucraina e negli altri Paesi vicini ai ferri corti con la Russia si diffondono intanto i timori incontrollati che la Wagner, esplosa come un bubbone, possa diffondere la sua influenza velenosa nella regione, sotto forma di azioni anche inconsulte dei suoi ex miliziani. Una prova di questo clima di sospetto è quanto avvenuto nei giorni scorsi all’aeroporto di Chisinau, dove, secondo quanto ricostruito dalle autorità, un cittadino del Tagikistan al quale era stato negato l’accesso in Moldavia si è impossessato della pistola di un poliziotto e ha aperto il fuoco uccidendo due agenti. Il sito moldavo Puls media, invece, ha affermato che si trattava di un militare russo, forse membro della Wagner.

La popolarità di Putin immutata – Intanto si cerca di capire cosa pensino i russi di quello che è successo. La conclusione a cui arriva il centro statistico indipendente Levada è che a guadagnarci è stato proprio Putin, che vede il suo grado di popolarità immutato all’83% mentre quello di Prigozhin si è dimezzato, al 29%, e quello del ministro della Difesa Serghei Shoigu, principale obiettivo degli attacchi del capo della Wagner, ha subito un ridimensionamento dal 60% al 48%. Ci sono segnali intanto che abbia cominciato a sgretolarsi l’impero – non solo militare – di Prigozhin. Alcuni canali Telegram riferiscono che è stato chiuso il suo gruppo mediatico Patriot, che controlla tre siti. Per quanto riguarda invece la possibilità che la Wagner mantenga le sue attività militari in Africa, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha fatto sapere che “spetterà ai governi dei rispettivi Paesi decidere se siano interessati a mantenere questa cooperazione per garantire la sicurezza”.

Mosca, insomma, dice di lavarsene le mani. Quello che conta, ha affermato Lavrov, è che “la Russia è sempre emersa più forte da ogni sfida, e così sarà anche questa volta”. Insomma, si è trattato solo di “molto rumore”, ha aggiunto il ministro degli Esteri. Una valutazione ovviamente in contrasto con quella del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, secondo il quale in Russia “si vedono crepe e divisioni“. Mentre il premier indiano Narendra Modi, in una telefonata con Vladimir Putin, “ha espresso comprensione e sostegno” per le azioni del governo russo in seguito alla rivolta, secondo quanto ha fatto sapere il Cremlino.

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