Lo hanno arrestato appena ha rimesso piede in Italia. Il tempo di scendere dalla scaletta dell’aereo atterrato a Malpensa e Alessandro Bertolini, il foreign fighters di Rovereto indagato dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova e latitante da anni insieme ad altri italiani filo-russi impegnati a combattere in Donbass, ha trovato il Ros dei carabinieri che l’hanno fermato. Trasferito a Genova, Bertolini è stato immediatamente interrogato ma si è avvalso oggi della facoltà di non rispondere.

Secondo quanto ricostruito dai militari del Ros di Genova, coordinati dal sostituto procuratore Federico Manotti, il 29enne avrebbe combattuto, dal 2016 a oggi, a fianco delle milizie filo-russe dietro compenso. Secondo l’accusa, Bertolini avrebbe partecipato “ad azioni, preordinate e violente, dirette a mutare l’ordine costituzionale o a violare l’integrità territoriale del Governo ucraino, Stato estero dì cui non era cittadino né stabilmente residente, senza far parte delle forze armate di alcuna delle parti in conflitto”.

L’inchiesta aveva portato all’individuazione e arresto di altri mercenari, ma Bertolini era rimasto in territorio ucraino insieme ad Andrea Palmeri, detto “il generalissimo”, skinhead e capo ultras del Lucca calcio (condannato in primo e secondo grado anche se ancora all’estero). Con loro anche il varesino Gabriele Carugati, detto “Arcangelo”, ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale in Lombardia figlio di Silvana Marin, ex dirigente della Lega a Cairate, e Massimiliano Cavalleri, detto “Spartacus”, questi ultimi due irreperibili. Palmeri, secondo l’accusa, sarebbe ancora adesso uno dei riferimenti per il reclutamento dei mercenari.

L’indagine era partita nell’ottobre del 2013 dal mondo ultrà di estrema destra, e a occuparsene era stato il pool antiterrorismo della Procura di Genova, mossasi dopo la comparsa, alla Spezia, di scritte inneggianti a Erick Priebke, comandante delle SS condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Controllando quegli ambienti gli inquirenti si erano insospettiti scoprendo le frequenti visite nella città dell’Arsenale di Palmeri. Dalle intercettazioni era saltata fuori la questione del Donbass e l’addestramento dei mercenari. Già nel 2019 erano stati condannati tre dei sei mercenari reclutati per la guerra in Donbass scoperti grazie a un’indagine sugli skinheads in Liguria.

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