Nel 2016 l’Ucraina decise di integrare gli stranieri nelle proprie forze armate per dare ai volontari, accorsi numerosi già dopo l’occupazione russa della Crimea e l’aggressione in Donbass, lo status di combattenti legittimi e la possibilità di ovviare alle barriere linguistiche. Lo fece permettendo allo stato maggiore interforze e al ministero della Difesa di costituire battaglioni e – se in numero sufficiente – reggimenti costituiti prevalentemente o esclusivamente da stranieri. A questo quadro fa riferimento la creazione, voluta dal presidente Volodymyr Zelenskyi all’indomani dell’aggressione russa, di una Legione Internazionale di difesa territoriale per i cittadini stranieri desiderosi di combattere per l’Ucraina. Una parte della Legione Internazionale, denominata Gruppo per servizi speciali, è gestita direttamente dall’intelligence del ministero della Difesa ucraino (GRU) con lo scopo di portare a termine diversi attacchi dietro le linee nemiche con piccoli gruppi che entrano ed escono clandestinamente dalla Russia. Ecco un elenco dei vari gruppi e nazionalità che operano al fianco dell’esercito di Kiev.

Russi e polacchi insieme
Sotto questo “ombrello” oggi sono arruolati circa 20mila operativi, i più famosi dei quali sono due battaglioni: “Libertà della Russia”, che da marzo hanno invaso a più riprese porzioni sempre più grandi dell’oblast russo di Belgorod allo scopo di amplificare le debolezze militari del Cremlino, e i Corpi di volontari russi che, a differenza della “Freedom of Russia Legion” non sono composti da ex prigionieri e disertori, ma da emigranti russi dall’Europa orientale. Sono questi due gruppi ad essere comunemente definiti partigiani russi filo-Kiev.

Diverso, e per molti versi unico, è il caso del Corpo dei volontari polacchi, un’unità militare delle forze armate ucraine formata nel febbraio 2023 e che in quattro mesi è diventata protagonista assoluta della guerra sul fronte di Belgorod. Si tratta di un’unità speciale, ufficialmente attiva in ambito medico-logistico, con compiti di ricognizione e sabotaggio e che comprende veterani di corpi speciali dell’esercito polacco e di altri paesi Nato. È unica nel suo genere anche perché riferisce direttamente ai vertici del ministero della Difesa e collabora attivamente con i combattenti russi pro-Ucraina.

Tantissimi georgiani
Circa il 20% dei territori sia dell’Ucraina che della Georgia sono attualmente occupati dalla Russia e nel 2008 Kiev è stato l’unico Paese che ha aiutato apertamente Tbilisi e ha inviato volontari. La Legione georgiana è un’unità militare composta da volontari ed ex soldati. È stata creata dopo l’invasione russa dell’Ucraina orientale nel 2014 e dal 2016, è entrata a far parte del 25esimo battaglione di fanteria meccanizzata dell’Ucraina. Comprende circa 2.000 operativi. Il comandante della legione è il georgiano Mamuka Mamulashvili, che combatte la Russia nel suo Paese fin da ragazzo: ha festeggiato i quindici anni in una prigione russa. Ad oggi, la legione georgiana è la più grande unità straniera dell’esercito ucraino ed è attiva nell’escludere i neonazisti. Dato che molti parlano ucraino e russo e in considerazione del fatto che sono un obiettivo pregiato per gli artiglieri della Federazione, non concentrano i loro soldati ma combattono su più fronti, specializzati nella distruzione dei centri di comando e della logistica.

I canadesi della diaspora
La Brigata canadese-ucraina è un’unità della Legione Straniera formata nel 2022 da semplici volontari de ex personale militare canadese proveniente dalla diaspora ucraina del Canada: il gigante nordamericano ospita quasi due milioni di ucraini. I suoi membri si occupano anche di logistica e medicina di guerra.

Normanni da tutto il mondo
Veterani di Canada, Gran Bretagna, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Germania, Australia, Nuova Zelanda, Francia, Sud Africa e Polonia sono accolti nella “legione normanna” che è entrata a far parte delle forze armate ucraine nel dicembre 2022 e ha ottenuto il giusto riconoscimento come unità ben addestrata.

Ceceni arrabbiati ma divisi
I ceceni combattono anche dal lato opposto a quello del dittatore Kadyrov, padre padrone della Cecenia. Il battaglione Dzhokhar Dudayev è un’unità militare volontaria che partecipa alla guerra nell’Ucraina orientale. Si compone principalmente di ceceni costretti a vivere all’estero. Nel battaglione combattono anche musulmani ucraini, russi, ingusci, azeri, tartari e di altre etnie. Prende il suo nome da quel Dzhokhar Dudayev che guidò i ceceni durante la prima guerra con la Russia negli anni Novanta. Da marzo 2022 fa parte della legione internazionale e ha combattuto molto bene a Bakhmut. Diverso è il caso del battaglione Sceicco Mansur, una formazione armata volontaria non governativa che prende parte alla guerra nell’Ucraina orientale a fianco delle forze armate di Kiev ed è composta principalmente da ceceni emigrati dalla Russia dopo le guerre russo-cecene.

I bielorussi: prima Kiev, poi Minsk
Nel giugno 2022 è stato integrato nelle forze armate ucraine il reggimento Pahonia, impiegato soprattutto nelle missioni speciali del GRU in territorio russo e bielorusso. I combattenti del reggimento sono stati addestrati dall’americano Matthew Parker, uno dei migliori istruttori della Legione Internazionale. Come i ceceni, anche i bielorussi sono divisi: esiste anche il battaglione Kastuś Kalinoŭskic diventato un reggimento composto da due battaglioni separati nel maggio 2022. A fine anno il reggimento ha ricevuto un veicolo blindato BMP-2 e nel gennaio 2023 un carro armato T-72 catturato ai russi e ha annunciato la formazione della prima unità meccanizzata.

La Legione Internazionale, insomma, svolge una missione importante soprattutto nel portare avanti compiti di sabotaggio e intelligence, laddove Kiev preferisce non rischiare i propri uomini migliori. Sul campo di battaglia, sia in assetto difensivo sia in attacco le sue varie componenti ricevono armi ed equipaggiamenti dal ministero della Difesa ucraino: che attingano a depositi di prodotti occidentali o post-sovietici poco importa, dal momento che entrambi sono stati forniti all’Ucraina dagli alleati. Nascondersi dietro la foglia di fico del marchio Made in Urss vuol dire ignorare scientemente il fatto che da fine 2022 l’Ucraina si appoggia solo su mezzi e armi provenienti dall’estero o prodotti all’estero dalle imprese ucraine. Per molti mesi, nella primavera dello scorso anno, molti corpi di volontari, come quelli russi o bielorussi, erano sembrati dei nomi buoni per il marketing: ora sono un valore aggiunto che Kiev deve armare e impiegare al meglio.

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