“Partiamo da una premessa, non voglio fare polemica, tanto meno con l’amica Michaela (la senatrice Biancofiore, ndr)”. Laura Ravetto, deputata della Lega, ha ben chiaro che l’argomento è delicato e che le sensibilità sul tema sono particolarmente accese. Per questo parte da un dato biografico: “Io a 6 anni avevo un caimano, figuriamoci. Vengo da una famiglia iper-animalista”. Però, c’è un però. E riguarda la discussa istruttoria in corso a palazzo Madama, avviata proprio su richiesta della capogruppo centrista Michaela Biancofiore, per permettere a cani e gatti di accompagnare i loro padroni al lavoro.

“Capisco che nel Paese il dibattito sugli animali colga nel segno, ma io sono sulla linea Bergoglio”, dice al Fatto Ravetto. Il riferimento è a papa Francesco, che a metà maggio, agli Stati generali della natalità, ha raccontato di aver sgridato una signora che gli aveva chiesto di benedire un cane. Bergoglio si è rifiutato di farlo, scatenando le ire degli animalisti. Le stesse che ora teme di aizzare Ravetto: “Io comprendo e rispetto le posizioni di tutti, però credo che – se arriviamo a ragionare di cani e gatti – sia prioritario discutere di bambini. Io ho una figlia di 5 anni e se ho un problema con la babysitter, non posso in alcun modo portarla con me: non può entrare in Aula, non può sostare nel Transatlantico, di certo non posso lasciarla da sola nell’ufficio. Perciò dico: se in Parlamento dobbiamo dare il buon esempio, magari apriamo un dibattito anche – posso dire ‘anche’? – sui bambini?”.

Nel lontano 2015, al piano terra di palazzo Theodoli-Bianchelli, una delle sedi di Montecitorio, era stato sperimentato un tentativo di asilo “parlamentare”. Uno “spazio bimbi” che aveva la particolare caratteristica di essere accessibile ai figli (fascia d’età 0-6) solo se accompagnati da uno dei due genitori o da una babysitter. Praticamente inutile, se non per la vicinanza alla sede di lavoro: comunque, alla sorveglianza e all’educazione dei bambini, bisognava provvedere in autonomia. Come prevedibile, con queste regole, l’asilo di Montecitorio è rimasto deserto. E da allora non se n’è più parlato, se non a proposito di una stanza dell’allattamento, inaugurata un paio di anni fa e – nomen omen – anche questa utile solo per un breve periodo della carriera di madri e padri. “Parliamo sempre di sostegno alla maternità, di asili aziendali….cominciamo a ragionarci anche qui, prima di parlare di cani e gatti. E chiaramente non penso a strutture di cui possano avvantaggiarsi solo i parlamentari, ma tutte le lavoratrici e i lavoratori del palazzo. Sono certa – conclude Ravetto – che, attento com’è alla famiglia, il presidente della Camera Lorenzo Fontana vorrà iniziare a ragionarci su”.

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