L’episodio violento avvenuto lunedì in una scuola di Abbiategrasso (Milano) mi ha colpito, perché purtroppo incarna nei suoi crudi elementi una preoccupazione sui fenomeni adolescenziali. Nei servizi di neuropsichiatria infantile e nei servizi psichiatrici che si occupano di giovani adulti sta esplodendo una richiesta di interventi molto più massiccia che in passato. Amici che lavorano in varie regioni italiane descrivono in modo analogo l’aumento dell’utenza. In un primo tempo si riteneva fosse conseguenza dei due anni del Covid con le chiusure e le ansie connesse, ma ora pare un elemento strutturale.

Ho provato in un mio recente libro intitolato “Intelligenza del desiderio” edito da Aliberti ad affrontare quella che ritengo la ragione principale, ovvero la manipolazione del desiderio attuata attraverso mezzi più o meno subdoli come social, pubblicità, media che nella proposta di vendita insinuano modelli da seguire. L’obiezione sul fatto che anche io faccio pubblicità a un libro è corretta, ma dobbiamo distinguere fra rendere pubblica la notizia che esiste qualcosa e la manipolazione della mente per far acquistare anche ciò di cui nessuno avrebbe desiderio. Questa manipolazione colpisce tutti, ma trova nei ragazzi che attraversano un’età evolutiva (con sviluppo asincrono del cervello) la parte più suscettibile. Le zone del talamo e dell’amigdala (due parti del cervello) sono più precoci nello sviluppo rispetto a quelle della corteccia cerebrale, per cui l’adolescente acquisisce prima le funzioni affettive, come amore, odio, rabbia, rancore, gioia, rispetto alle funzioni di elaborazione razionale. Questa asincronia di sviluppo determina il fatto che il ragazzo fra i 14 e i 24 anni circa (ognuno con suoi momenti di sviluppo diversi dagli altri) è più manipolabile attraverso stimoli affettivi o che agiscono sulle componenti istintive.

Per vendere vari soggetti usano mezzi psicologici che plagiano questi giovani facendoli divenire i consumatori ideali. Consumatori non solo di oggetti, ma anche di visioni del mondo, ideologie e modi di pensare a volte strampalati. Il ragazzo prima viene indotto a ritenersi un “piccolo principe” cui tutto è dovuto da genitori che hanno in gran parte rinunciato al loro ruolo di adulti che gestiscono i figli. Improvvisamente arriva il messaggio che questi principini in realtà sono “carne da cannone” per le industrie nelle quali verranno sottopagati. Non avranno un futuro glorioso, ma si troveranno ad affrontare sfide che fanno tremare i polsi – dall’immigrazione all’inquinamento fino al cambiamento climatico. Il bambino, piccolo principe, si ritrova a vivere da adolescente un poco sfigato, e non tollera le frustrazioni della vita. Ovvio che gli insegnanti che rappresentano la prima interfaccia adulta che solitamente il ragazzo incontra e da cui riceve valutazioni divengono oggetto di intensi sentimenti.

Naturalmente questi fenomeni sono sempre avvenuti con innamoramenti per l’insegnante che ti faceva sognare o rabbia verso chi ti ostacolava e non capiva. Ora sono ugualmente presenti, ma non vengono mediati e anzi sono amplificati a dismisura dal fatto che la società prima dà il messaggio che tu, bambino, sei quasi onnipotente, poi da adolescente e giovane adulto ti tratta come merce da sfruttare.

Il disagio che nasce da questo senso di essere stato fregato pervade moltissimi giovani, spiega la grande utenza dei servizi psicologici e gli eventi estremi come l’aggressione all’insegnante che ti mette al confronto con la realtà. I docenti sono più o meno bravi, più o meno attenti e disponibili, a volte anche loro sono portatori di disagio e frustrazioni che possono in certi casi scaricare sugli allievi. Rispecchiano però la concretezza della vita con la quale tutti dobbiamo fare i conti in ogni attività, a contatto capi più o meno bravi o addirittura str*nzi…

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