di Carblogger

L’auto elettrica è un capitolo che Sun Tzu non poteva prevedere nel suo antichissimo L’arte della guerra. Ma a rileggere qualche pagina dello stratega alla luce dei comportamenti dell’Occidente nei confronti dell’avanzata cinese in fatto di veicoli a zero emissioni, batterie e semiconduttori, si capisce una cosa: noi andiamo in ordine sparso mentre loro marciano compatti sul controllo dell’intera filiera. Il risultato, a breve.

1) Semiconduttori, una delle chiavi di volta dell’auto elettrica, quelli che negli ultimi due anni sono scarseggiati anche per le auto tradizionali provocando sospensioni delle produzioni e consegne ai clienti a un anno e più. Nel 2010 gli Usa ne producevano il 10% del fabbisogno mondiale, in discesa dal 37% del 1990. Oggi il 68% di semiconduttori o chip a livello globale si fanno a Taiwan, con il 90% a casa della sola TSMC. Colpa nostra.

Se la Cina invadesse Taiwan si prenderebbe anche l’intera produzione mondiale di chip, lasciandoci a piedi. Che fare? Secondo una pubblicazione dell’esercito americano, The U.S. Army War College Quarterly, meglio far capire a Pechino che taiwanesi e americani sarebbero pronti a distruggere TSMC insieme ad altre fabbriche chiave un momento prima dell’invasione. Strategia della terra bruciata. E addio ai semiconduttori per tutti.

Follia. Sun Tzu ricorda: “Chi vuole combattere deve prima calcolare i costi”.

2) Batterie, i francesi convincono a suon di facilitazioni i taiwanesi di ProLogium a costruire la prima loro fabbrica all’estero di batterie nel nord della Francia. Valore dell’intesa: 5,2 miliardi di euro. Era già successo con i giapponesi di Toyota negli anni ’90 nella stessa area a Valenciennes, quando le agevolazioni all’investimento straniero batterono le richieste di protezionismo anti-jap di Psa.

Sun Tzu lo aveva previsto: “Lascia una via d’uscita a un esercito accerchiato. Non incalzare un nemico disperato, poiché la disperazione può produrre una forza inaspettata”.

3) Auto elettrica, Macron raddoppia promettendo una rimodulazione degli incentivi all’acquisto di veicoli a emissioni zero solo per modelli “prodotti in Francia e in Europa”. Dunque non cinesi. Anche se batterie e chip da lì ancora vengono. E’ la politica che fa già Biden ma su più larga scala (anche contro l’Europa) con l’Ira, Inflation Reduction Act, di fatto un piano di reindustrializzazione, statalista e protezionista. Solo che anche le batterie devono essere prodotte in loco, altrimenti si perde o viene dimezzato l’incentivo fiscale, come è capitato alla americanissima Ford Mustang Mach-E.

Sun Tzu ne era certo: “Quelli che non possono vincere devono resistere (all’attacco); quelli che possono vincere, devono attaccare”.

@carblogger_it

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