La proposta di legge Saman che ho presentato anche nella scorsa legislatura è stata approvata definitivamente alla Camera la scorsa settimana, seppure all’interno di un decreto del governo che possiamo definire incivile, razzista e disumano.

Questa legge è uno spiraglio di luce tra i disastri del Governo, che continua a non ascoltare e a non confrontarsi con nessuno. Adesso grazie alla mia legge sarà possibile concedere il permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio, in modo da evitare quanto capitò a Saman Abbas, la ragazza diciottenne pakistana residente in provincia di Reggio Emilia. Saman aveva fatto tutto quello che lo Stato chiede di fare in caso di violenza, aveva denunciato la famiglia, le minacce e le vessazioni subite per avere rifiutato un matrimonio forzato ed era entrata in un percorso di protezione.

Qui però si era verificato il cortocircuito. In contesti familiari retrogradi, sessisti e criminali, i documenti delle figlie femmine vengono solitamente sequestrati dai genitori. Saman era tornata a casa con la promessa che le sarebbe stato restituito il permesso di soggiorno e questo avrebbe significato autonomia, indipendenza e possibilità di crearsi una nuova vita. Ma come è purtroppo noto dal maggio 2021, di lei si persero le tracce e pochi mesi fa, a seguito della confessione del cugino, il suo corpo è stato ritrovato vicino alla casa di famiglia. Ad ucciderla presumibilmente sono stati i familiari con la fondamentale complicità della madre che l’ha convinta a tornare a casa. Sull’intera vicenda pende tuttora un processo penale presso il Tribunale di Reggio Emilia.

Il caso di Saman non è isolato purtroppo, in quanto, secondo i dati del Ministero dell’Interno, il numero dei reati commessi dal 2019 – anno in cui con la legge Codice Rosso è stato introdotto il reato di costrizione o induzione al matrimonio – al 2021 è andato progressivamente aumentando, attestandosi nel 2021 a 20 eventi con un terzo delle vittime minorenni, per lo più straniere. L’ultimo episodio è accaduto qualche giorno fa in provincia di Modena. Una diciannovenne, di origine indiane, ha rifiutato un matrimonio forzato perché innamorata di un altro ragazzo e per punizione i familiari l’hanno tenuta segregata in casa, picchiata e le hanno sequestrato i documenti e il cellulare. Sono stati gli insegnanti della sua scuola, con cui lei si era confidata, ad attivarsi per proteggerla e a denunciare tutto alla polizia.

La burocrazia ancora una volta non ha aiutato perché, prima di trovare un centro protetto, la ragazzina è stata affidata alla preside, una privata cittadina che ha messo a repentaglio anche la propria incolumità mentre la famiglia della ragazza la stava cercando.

Se prima le donne per paura rinunciavano a opporsi a regole patriarcali e misogine come la costrizione al matrimonio, oggi la storia sta cambiando. Sempre più ragazze si ribellano e denunciano. Lo Stato, però, deve essere pronto ad abbracciarle e a metterle in salvo. Perciò la mia proposta di legge Saman è una misura fondamentale di tutela e di civiltà perché, estendendo il rilascio immediato del permesso di soggiorno a tutte le vittime di matrimonio forzato, permette loro di svincolarsi subito dalla famiglia e di salvare la propria vita.

Abbiamo compiuto un passo in avanti a favore dell’autodeterminazione delle donne, della loro liberà di scegliere, della loro vita. Voglio ringraziare le associazioni Telefono Rosa e Senza Veli Sulla Lingua, con le quali abbiamo scritto la proposta di legge e ci siamo battute per farla approvare. Ogni vittima di matrimonio forzato deve sapere che lo Stato è pronto a proteggerla. Nessun’altra dovrà subire ciò che ha subito Saman.

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