C’è anche un po’ di Italia alla Coppa d’Africa under 17, in corso dal 29 aprile in Algeria. È brianzolo, infatti, Fabrizio Cesana, l’allenatore ormai da diversi anni alla guida della selezione U17 della Repubblica del Congo, che nelle prime due partite del girone ha ottenuto un punto ed è ancora in corso per un posto ai quarti: decisiva sarà la partita di venerdì 5 maggio contro i padroni di casa. Sarebbe un miracolo, perché Cesana lo scorso gennaio ha qualificato i Diavoli Rossi alla Coppa d’Africa di categoria dopo dieci anni di assenza, superando la Repubblica Centrafricana e finendo dietro solamente al Camerun nel torneo UNIFFAC, un barrage eliminatorio riservato alle selezioni dell’Africa Centrale. Ilfattoquotidiano.it ha intervistato Cesana prima dell’inizio del torneo: “Abbiamo giocato le gare decisive a Limbe, in Camerun. Alcune squadre sono state squalificate per motivi di age-cheating, ma noi ci siamo fatti trovare preparati all’appuntamento”, racconta. “Dopo aver perso con il Camerun, giocando però una buona partita, abbiamo battuto la Repubblica Centrafricana con un risultato abbastanza largo. Erano dieci anni che la nazionale del Congo Brazzaville non raggiungeva la fase finale della Coppa d’Africa U17”.

Poi il sorteggio gli ha riservato un girone piuttosto complicato: dopo il pareggio con la Somalia, è arrivata la sconfitta con il Senegal, una vera e propria superpotenza del calcio africano, reduce dal trionfo continentale sia a livello senior che U20. Ma, nonostante questo, Cesana ha posto l’asticella molto in alto: “Vogliamo arrivare tra le prime quattro e qualificarci così al prossimo Mondiale U17, che si terrà ad ottobre in Perù“. A Brazzaville, dove è arrivato nel 2013 dopo una carriera da coach spesa tra Serie D ed Eccellenza Lombarda, è ormai di casa. “Sono quasi 10 anni che vivo in Repubblica del Congo. Tutto ebbe inizio nel 2014, quando ricevetti la chiamata di Paolo Berrettini, che si occupava di settori giovanili in Congo”, ricorda l’allenatore originario di Novedrate. “Mi chiese di venire in Africa per dargli una mano e decisi di accettare, anche per fare una nuova esperienza di vita. All’epoca avevo appena finito il corso a Coverciano per ottenere il patentino Uefa Pro, concluso peraltro con una tesi sulla struttura dei migliori settori giovanili europei”.

Due anni più tardi, dopo l’istituzione di un Centro di Formazione a Brazzaville da parte del ministero dello Sport del Congo, è diventato coordinatore tecnico, istruttore del Centro di Formazione e selezionatore della nazionale congolese U17. “L’istituzione del Centro di Formazione, pensato per la crescita e lo sviluppo del calcio congolese, è stata la svolta in positivo per il calcio locale”, spiega Cesana. “Bisogna, infatti, ricordare che qui le squadre di club non hanno dei veri e propri settori giovanili. Della formazione del talento se ne occupa lo Stato con le sue strutture, come appunto il Centro di Formazione di Brazzaville. Qui, i ragazzi dai 13 anni in su, si allenano, migliorano e crescono”.

L’idea alla base è quella di far crescere e sviluppare i talenti locali. I risultati, a livello giovanile, non possono essere la stella polare a guidare l’operato di un tecnico. Su questo Cesana ha le idee abbastanza chiare: “Vedo in giro troppi allenatori che nei settori giovanili lavorano sulla crescita di loro stessi e non dei giocatori. Certo, i risultati sono anche importanti, non lo nego, ma la valorizzazione dei giocatori lo è ancora di più”, spiega l’allenatore brianzolo. “Ci sono differenze con l’Italia, ma non sono tantissime. Non tanto nella metodologia, quanto nelle abitudini, per quanto riguarda gli orari degli allenamenti. Per via delle temperature elevate, con dei picchi di umidità insostenibili, dobbiamo giocoforza allenarci nelle ore mattutine“. Anche l’attitudine al sacrificio dei giocatori è diversa rispetto al calcio europeo: “I giocatori qui fanno dei sacrifici per giocare a calcio che sono semplicemente inconcepibili in Europa”, racconta Cesana mentre nella voce fa capolino una malcelata punta d’orgoglio. “Al centro di Formazione abbiamo ragazzi che quotidianamente si sciroppano 8 chilometri a piedi sotto il sole cocente per venire a fare allenamento. Senza dimenticare che poi, quando tornano a casa, devono anche studiare per conciliare lo sport con la scuola”.

La partecipazione alla Coppa d’Africa U17 è il giusto premio ai tanti sacrifici fatti in questi anni. Quello che ha portato alla qualificazione, infatti, è stato un percorso piuttosto lungo, iniziato alla Coppa Quarenghi, un torneo riservato agli U14 organizzato a San Pellegrino Terme (BG), alla quale la nazionale della Repubblica del Congo ha preso parte nel 2019. I ragazzi di Cesana, tra cui l’attaccante Joseph Ndzoukou (tra i nomi più quotati in vista della Coppa d’Africa U17), hanno ben figurato, vincendo la finale per il quinto/sesto posto con il Torino dopo aver pareggiato con il Salisburgo, perso di misura con il Milan e battuto con largo scarto l’Albinoleffe.

Adesso l’obiettivo è “far emergere e valorizzare le qualità dei nostri ragazzi”, assicura l’ex allenatore tra le altre di Seregno e Caratese. Per riuscirci, ad integrare la squadra, sono arrivati 9 calciatori binazionali, reclutati personalmente da Cesana durante le sue esplorazioni europee in veste di osservatore. Una politica ormai abbracciata da molte federazioni africane. “La nostra speranza è che questo gruppo di giocatori, reclutati perlopiù nelle serie minori francesi, possa alzare il livello della nazionale, specie a livello fisico“. Comunque vada, però, Fabrizio Cesana resterà a Brazzaville, anche se un giorno gli piacerebbe rientrare in Italia. “Certo, in futuro mi piacerebbe tornare a casa. Ma dipenderà da tante cose. In Repubblica del Congo mi trovo molto bene. A Brazzaville, una città molto europea dove risiedo per 10 mesi all’anno, sono felice e non mi manca nulla”.

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