Anche quest’anno ci sono. È bello essere qui, vedere tanti romani che sono venuti dove è nata la resistenza. I ricordi amari e terribili mi aiutano a vivere per non dimenticare mai. Non dimenticate mai chi ha dato la vita per questa Italia libera”. Iole Mancini, 103 anni, è una delle partigiane e dei partigiani che hanno partecipato alle celebrazioni per la Festa della liberazione dell’Italia dal nazifascismo. “Sono felice di essere qui con voi, vuol dire che i nostri morti che hanno sacrificato le loro vite non sono morti invano”, ha detto Mancini dal palco dell’Anpi in porta San Paolo a Roma. “Continuate a lottare perché non è finito, siamo nel pieno di un ritorno di nostalgici che parlano perché non conoscono le condizioni in cui vivevo io a quei tempi. Alla mia età non è facile essere qui però la volontà c’è sempre”.

Sempre dal palco di Porta San Paolo, ha preso la parola anche Luciana Romoli, 92 anni e nome di battaglia “Luce”: “La mia rabbia è per chi a distanza di 78 anni dipinge ancora i partigiani come terroristi”, ha detto. Poi rivolgendosi al presidente del Senato di Fratelli d’Italia ha detto: “Le esternazioni di La Russa sono un falso storico e un’offesa alla resistenza e un tentativo goffo annacquare le responsabilità del nazifascismo. Chi è morto per la libertà merita rispetto e gli onori delle istituzioni. Chi è morto indossando la camicia nera o facendo la spia merita solo pietà. La resistenza è stata una lotta di popolo. Insieme ci siamo organizzati, abbiamo creato una rete clandestina. Anche noi che eravamo piccoli e anche incoscienti abbiamo in le biciclette come staffette. Oggi anziana incosciente, sento il dovere di continuare in valori di quelle lotte e trasmetterle ai giovani. Libertà, giustizia democrazia, vanno difesi tutti i giorni dell’anno e non solo il 25 aprile che altrimenti rischia di rimanere solo un giorno sul calendario”.

La partigiana combattente ultranovantenne Mirella Alloisio ha invece parlato dal palco di Perugia: “Non capiscono”, ha dichiarato parlando delle perplessità e delle ambiguità dell’esecutivo sulle celebrazioni per il 25 aprile, “che se ora sono lì e possono parlare lo devono alla lotta fatta allora, per il sacrificio, la Resistenza e il coraggio di tanti uomini e donne. Speranza quindi ma anche constatazione che la nostra lotta non è stata inutile perché pur avendo opinioni diverse ci ritroviamo oggi con gli stessi ideali, di antifascismo e libertà, da condividere. Ringrazio quindi il sindaco che con decisione ha dato una lezione a questo governo che non è stato capace di dire che il 25 aprile è la festa di tutti e della Liberazione”.

Ferdinando Tascini, 100 anni compiuti e considerato l’ultimo carceriere di Benito Mussolino a Campo Imperatore, ha dichiarato da Città di Castello: “Il 25 aprile è come la data di nascita di ognuno di noi, non si dimentica mai”, ha detto. Impossibilitato ad intervenire alle celebrazioni ufficiali nella sua città, ha comunque voluto manifestare vicinanza a tutti gli italiani. Nella sua residenza sulle colline tifernati, ha seguito la diretta televisiva e l’intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha richiamato tutti a “tenere viva la memoria della Liberazione e non dimenticare quanti hanno lottato per la difesa degli ideali di indipendenza e di libertà”. “Le straordinarie parole del presidente Mattarella – ha detto Tascini – mi hanno commosso e fatto sentire orgoglioso di essere italiano e di aver dato il mio contributo come tanti altri, troppi con la vita purtroppo, alla affermazione della democrazia e della libertà che oggi tutti possiamo festeggiare. La Costituzione, dopo i tragici momenti della guerra è stata sempre e sarà per me e per la mia famiglia la bussola della vita che ci guida, di cui andare orgogliosi. Una bussola di vita che in particolare i nostri giovani dovranno sempre avere presente per orientarsi nel cammino della loro vita. Buon 25 aprile a tutti, viva la libertà, viva la Repubblica”.

Il partigiano e politico Aldo Tortorella è intervenuto in video durante la manifestazione di Milano: “L’antifascismo non è di un partito ma di tutti“, ha detto ricordando l’impegno di tutti i partiti che facevano parte del Comitato di Liberazione Nazionale. L’ex presidente del Partito Comunista ha rivendicato che i partigiani comunisti combatterono per la libertà e furono con gli altri “i primi costruttori della democrazia”. “Dire che la Costituzione non c’è la parola antifascista indica che non iene riconosciuta da coloro che dovrebbero esserne i custodi” ha aggiunto. Per il futuro, Tortorella è fiducioso, una fiducia che è anche una replica alla lettera di insulti giunta oltre un mese fa all’Anpi di Cuneo. “I partigiani ci sono ancora. La nuova resistenza è nata fra i giovani e diventerà sempre più forte: sono loro i nuovi partigiani“.

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