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Il colosso delle armi americano Lockheed Martin: “Prematuro e contro i nostri interessi occuparsi del cambiamento climatico”

Il colosso delle armi americano Lockheed Martin: “Prematuro e contro i nostri interessi occuparsi del cambiamento climatico”
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Secondo il colosso statunitense delle armi Lockheed Martin affrontare la questione del cambiamento climatico è “prematuro”. Così, secondo quanto riposta il sito americano Jacobin.com, il management ha deciso di invitare i suoi azionisti a votare contro la risoluzione che verrà presentata nell’assemblea del prossimo 27 aprile in cui si chiede alla società di spiegare quali siano le sue strategie per ridurre le emissioni di Co2. I manager del gruppo definiscono questa richiesta “prematura e in contrasto con il migliore interesse della nostra azienda o dei nostri azionisti”. I principali azionisti sono i gruppi finanziari americani State Street (14,8%), Vanguard (8,5%) e Capital Research (7,5%). Eppure il gruppo ha un peso non indifferente nella tematica ambientale essendo tra i principale fornitore della Difesa americana, ossia il più grande consumatore istituzionale di combustibili fossili al mondo. I suoi prodotti, jet militari, carri armati, missili, etc, consumano milioni di tonnellate di gasolio e cherosene.

Un caccia di ultima generazione F35, in dotazione anche alle forze armate italiane, consuma oltre 1.300 litri di carburante in un’ora e un “pieno” emette 28 tonnellate di anidride carbonica. Nell’ultimo anno i ricavi e i profitti del gruppo sono stati rispettivamente di 66 e 5,7 miliardi di dollari. Con l’inizio della guerra in Ucraina e i piani di riarmamento annunciati da vari paesi il valore delle azioni del gruppo è salito del 20% circa. Nelle 125 pagine del bilancio 2022 la questione della mitigazione dell’impatto ambientale non viene affrontata. Il cambiamento climatico è però incluso tra i fattori di rischio che potrebbero colpire i ricavi del gruppo. Non il cambiamento in sé ma le “regolamentazioni” che potrebbero essere adottate dagli stati per arginare le emissioni e l’aumento del costo delle assicurazioni per eventi naturali estremi.

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