Lo scrive la Corte dei Conti, lo dicono esperti come il professor Gustavo Piga, lo confermano rapporti indipendenti come quello di Gianfranco Viesti. Dietro i ritardi nella spesa dei fondi del Pnrr ci sono anche le carenze di personale e competenze degli enti locali a cui è stata affidata la gestione di un’importante fetta di risorse: 40 miliardi solo per i Comuni. E allora, mentre il governo Meloni valuta a quali progetti rinunciare perché “irrealizzabili entro il 2026” e lavora faticosamente a nuovi reclutamenti, fa una certa impressione scoprire che le assunzioni nei piccoli centri sotto i 5mila abitanti previste dal decreto Pnrr dell’autunno 2021 ancora non si sono viste. Il riparto del contributo è uscito in Gazzetta ufficiale solo lo scorso 20 febbraio. Da Acciano (L’Aquila) a Voghiera (Ferrara), passando per Amatrice, Framura e Pollica, 760 sindaci hanno aspettato per più di un anno il contributo che avrebbe dovuto aiutarli ad assumere le professionalità necessarie per attuare i progetti. “Ce la siamo cavata da soli con i funzionari che abbiamo, che però sono già impegnati nella ricostruzione“, conferma il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi. “Per fortuna a fronte dei soldi ricevuti a valere sul fondo sisma abbiamo potuto comunque assumere un ingegnere in più”. Quel che è peggio è che dietro il ritardo non ci sono errori clamorosi ma solo una storia di ordinaria burocrazia con in mezzo un cambio di governo.

Per ricostruire la vicenda bisogna andare indietro di un anno e quattro mesi. È il novembre 2021, il Piano è stato presentato a Bruxelles in aprile. L’Anci lamenta che senza assunzioni gli enti non saranno in grado di spendere i soldi. L’11 novembre 2021 il governo Draghi approva un decreto con disposizioni urgenti per l’attuazione. Durante la conversione in legge viene inserito un articolo sul potenziamento amministrativo dei Comuni, che ai fini del Pnrr potranno assumere tecnici e professionisti con contratto a termine fino al 31 dicembre 2026. Il tutto entro determinati limiti di spesa legati alle entrate correnti, ma con deroghe per gli enti strutturalmente in deficit e pure per quelli in dissesto, come chiesto dall’associazione guidata da Antonio Decaro. Non solo: per aiutare i “piccoli” a sostenere i costi arriva un Fondo da 30 milioni l’anno dal 2022 al 2026.

Ma tra la decisione politica e l’esborso ci sono al solito decine di step intermedi. I Comuni con meno di 5mila abitanti attuatori di progetti del Pnrr devono per prima cosa comunicare le loro esigenze al Dipartimento della funzione pubblica di Palazzo Chigi, che su proposta del ministro della pa emanerà un Dpcm con il riparto. La macchina è lenta. Il decreto viene convertito il 29 dicembre e da quel momento in teoria c’è un mese per la presentazione delle istanze. Ma per la Funzione pubblica, guidata allora da Renato Brunetta, serve un “tavolo” con Ragioneria generale e Viminale che definisca i criteri di assegnazione. Fatto il tavolo c’è da fare la piattaforma web dedicata. Quando si apre il bando è ormai maggio. Partecipano 896 Comuni.

In oltre 800 casi manca “la ricevuta di presentazione della domanda rilasciata dall’applicativo”: bisogna farli inviare via Pec. Non basta: la Funzione pubblica apparentemente non è in grado di ricostruire se quegli enti siano effettivamente responsabili di progetti del Pnrr. Deve chiedere la documentazione che lo dimostra. Il tempo passa. Nel frattempo arriva l’estate e cade il governo. Brunetta lascia quando è ancora in corso l’istruttoria per verificare che chi ha chiesto un funzionario debba davvero gestire fondi europei: alla fine i Comuni ammessi saranno 760 per un totale di 1.026 assunzioni. Il 22 ottobre giura il nuovo ministro Paolo Zangrillo. Il Dipartimento prepara il Dpcm, con le modifiche chieste dalla Conferenza Stato-Regioni. La Corte dei Conti lo registra solo il 10 febbraio. Il 20 il testo è in Gazzetta. È passato più di un anno e la mancanza di personale ha contribuito a frenare gli investimenti previsti dal cronoprogramma. In generale, le assunzioni a tempo determinato si sono rivelate un flop: le amministrazioni finiscono per farsi concorrenza tra loro e chi si aggiudica un posto a termine e malpagato spesso in breve trova qualcosa di meglio e rinuncia. “Le persone che abbiamo assunto per la ricostruzione sono a tempo e il turnover è quasi mensile“, conferma Cortellesi. “Quando vincono un concorso che offre più garanzie vanno via”.

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