Grande confusione sul decreto pubblica amministrazione che avrebbe dovuto essere esaminato dal Consiglio dei ministri giovedì. Tra scatti in avanti e retromarce l’esame del testo è stato per rimandato a data da destinarsi. In particolare nelle bozze circolate si ipotizzavano 3mila nuove assunzioni nella Pubblica amministrazione, di cui 1.700 straordinarie e un migliaio, fra il 2023 e il 2026, per le forze dell’ordine. Ne è seguita la precisazione di fonti di palazzo Chigi: lee anticipazioni sul provvedimento costituiscono “la mera sommatoria delle proposte avanzate dai singoli ministeri”. Su tali richieste, spiegano le stesse fonti, è in corso un approfondimento e una verifica di fattibilità di sistema e di copertura finanziaria. A valle della quale “i numeri e l’impatto” risulteranno fortemente ridimensionati, viene spiegato. Le richieste erano di 301 assunzioni all’Interno, 11 alla Cultura, 20 alle Infrastrutture, 210 agli Esteri, 103 all’Agricoltura, 4 all’Ambiente, 4 a Università e ricerca, 2 al Ministero per imprese e made in Italy, 350 funzionari a quello del Lavoro, 142 al Turismo, 49 alla Salute.

Nella bozza si ipotizzava anche di richiamare in servizio ex dirigenti ora in pensione. Nel testo si leggeva che le amministrazione pubbliche potranno “conferire incarichi dirigenziali o direttivi retribuiti al personale collocato in quiescenza, per un periodo non superiore a due anni e comunque in misura non superiore al 10% delle facoltà assunzionali disponibili a legislazione vigente”. Gli incarichi conferiti cesseranno, in ogni caso, al 31 dicembre 2026. Saltato il decreto, il governo ha rimediato con un emendamento al decreto Pnrr in discussione in commissione Bilancio al Senato che estende la possibilità di un incarico retribuito ai vertici della pa per personale in pensione allargando la platea dei possibili beneficiari anche agli enti per i quali viene prevista la ratifica della nomina con la sola informativa alle Camere (ora nel decreto è prevista questa possibilità solo per gli enti per i quali dopo l’indicazione è necessario un voto nelle commissioni competenti). La “norma Blangiardo” diventa così anche pro Brunetta, papabile nuovo presidente del Cnel.

Le amministrazioni dovranno anche riservare, nei bandi di reclutamento e negli avvisi per il conferimento di incarichi, una quota corrispondente a quella utilizzata in applicazione del secondo periodo a favore di soggetti di età inferiore a 30 anni.

La bozza contempla(va) altresì la stabilizzazione dei precari che hanno lavorato in Regioni, Province e Comuni per almeno tre anni per rafforzare la capacità amministrativa degli enti locali. In particolare si attribuisce la possibilità a Regioni, Province e Comuni di procedere alla stabilizzazione fino al 31 dicembre 2026 che abbiano superato i 36 mesi a tempo determinato, nei limiti della pianta organica e previo superamento di un “colloquio selettivo”.

Stando sempre alla bozza a palazzo Chigi si dovrebbe insediare un osservatorio con il compito anche di monitorare le riforme per la pubblica amministrazione. Presso il dipartimento della funzione pubblica della presidenza del Consiglio, dovrebbe essere istituito l’Osservatorio nazionale del lavoro pubblico con il compito di promuovere lo sviluppo strategico del Piano integrato di attività e organizzazione e le connesse iniziative di indirizzo in materia di lavoro agile, innovazione organizzativa, misurazione e valutazione della performance, formazione e valorizzazione del capitale umano, nonché di garantire la piena applicazione delle attività di monitoraggio sull’effettiva utilità degli adempimenti richiesti dai piani non inclusi nel Piano, anche con specifico riguardo all’impatto delle riforme in materia di pubblica amministrazione.

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