Si chiamava Giacomo Cesaretti, residente a Roncosambaccio, frazione di Fano (Pesaro Urbino), l’operaio di 26 anni morto questa mattina sul lavoro. Il giovane, stando a quanto si è appreso, sarebbe rimasto schiacciato da una pressa mentre lavorava in uno stabilimento sito nella zona industriale in via Papiria, presso la Polver, azienda che si occupa di verniciatura per conto di terzi. Si tratta di un procedimento completamente automatizzato: il macchinario preleva dei pezzi da verniciare e li immerge in contenitori pieni di vernice, muovendosi in senso longitudinale.

Secondo una delle ipotesi, ora al vaglio della polizia, il giovane sarebbe stato agganciato dalla macchina non governata, la quale lo avrebbe trascinato fino al muro, dove sarebbe rimasto schiacciato. A dare l’allarme sono stati i colleghi. Sul luogo sono intervenuti la polizia, i vigili del fuoco di Fano e i sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Sull’accaduto indagano la polizia e gli ispettori del lavoro.

“Al di là dei dettagli sulla quale le autorità competenti faranno luce e le opportune verifiche, le scriventi organizzazioni sindacali devono ancora una volta prendere atto di un fatto tragico accaduto oggi ad un lavoratore metalmeccanico della provincia di Pesaro Urbino”. Così, in una nota, i sindacati Fim, Fiom e Uilm della provincia di Pesaro e Urbino. È inaccettabile – dicono – che ancora ad oggi, nel 2023, un lavoratore sia partito da casa per andare a lavoro e non ne abbia fatto ritorno. Da troppo tempo le organizzazioni sindacali denunciano la vera e propria emergenza della sicurezza nei luoghi di lavoro”. E ancora: “A livello nazionale, solamente nel 2022 si sono registrati oltre 1000 morti sul lavoro, un dato che rispetto al 2021 è in aumento del 21%; sconvolgente che ancora ad oggi il sistema non riesce ad affrontare il tema della sicurezza in maniera seria, in particolare nella nostra provincia si continua a vedere la tematica della sicurezza come qualcosa di “astratto” che dovrebbe essere alla base di ogni singola attività lavorativa. Sempre più spesso ci scontriamo con aziende che derubricano la sicurezza sul lavoro a semplice costo, procrastinando gli interventi di messa in sicurezza e la formazione, alimentando con il sangue i loro profitti”.

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