“C’è una diffidenza nei confronti del Pd sul territorio, l’azione politica di Elly Schlein in tal senso deve ancora iniziare”. Il sondaggista Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi, commenta così il risultato del Partito democratico alle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia di domenica e lunedì, dove le urne non hanno visto tradotto in pratica il famoso effetto Schlein, di cui tanto si parla da quando il 26 febbraio ha vinto le primarie e conquistato la segreteria dem. A ilfattoquotidiano.it Noto spiega come a suo parere non si può sostenere che alle regionali “Schlein è stata bocciata“, semplicemente perché “il suo impatto sul partito a livello regionale ancora non c’è stato“. Per la quinta volta su cinque invece le elezioni regionali hanno bocciato l’alleanza Pd-M5s: era già successo in Umbria nel 2019, in Liguria nel 2020, in Calabria nel 2021 e solo due mesi fa in Lombardia. In tutte queste cinque occasioni, però, l’alleanza tra dem e Cinquestelle era praticamente perdente in partenza. Il sondaggista Noto la definisce “un’alleanza a freddo“, che non potrà mai funzionare perché “scontenta entrambi gli elettorati“. La scelta di correre insieme in Friuli Venezia Giulia “non è stata valorizzata né dal Pd né dal M5s, è mancata una visione politica complessiva. Le alleanze elettorali non producono consenso”, evidenzia Noto.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il voto nel Nord-est per Pd e M5s non è stato insoddisfacente solo per la sconfitta in sé, ma per i numeri con i quali è arrivata. “Se uno fa la campagna sapendo di perdere, alla fine straperde”, è l’analisi critica del direttore di Noto sondaggi. Che ribadisce: “Non c’è stato nessun tipo di investimento politico sul Friuli da parte di Pd e M5s, quindi è chiaro che si è creata distanza con l’elettorato”. Una distanza che per il Partito democratico si è tradotto in una doccia fredda, rispetto alla risalita dei consensi a livello nazionale che finora viene raccontata da tutti i sondaggi: secondo le intenzioni di voto, infatti, i dem dalle primarie hanno recuperato oltre cinque punti percentuali, arrivando intorno al 20%. In Friuli Venezia Giulia invece la lista Pd ha preso il 16,5% (65.143 voti), molto lontano dal 25,75% ottenuto nel proporzionale in Regione alle ultime elezioni politiche di settembre 2022. Rispetto all’autunno, invece di guadagnare i dem friulani hanno perso. Anche il confronto con le ultime regionali di 5 anni fa è negativo: nel 2018 il Pd raccolse 76.579 voti, che valsero un 18,11%. Lo sfidante era lo stesso, Massimiliano Fedriga, che dopo la prima affermazione questa volta è uscito nettamente vittorioso dalle urne.

Rispetto alle discrepanza tra i sondaggi nazionale e il voto friulano, Noto avverte: “È sbagliato proiettare i risultati regionali sul panorama nazionale, per vari motivi”. In primis perché “la composizione del mercato elettorale è diversa”, essendoci più partiti che si candidano a livello ragionale. “Il secondo motivo è che la formazione del consenso si modella in modo diverso: tasse, economia e lavoro sono i temi forti a livello nazionale, non alle elezioni locali”, prosegue Noto. Il terzo motivo invece è quello che più si lega al mancato effetto Schlein in Friuli Venezia Giulia: “A livello nazionale l’elettore vota il leader: Meloni, Salvini, Conte o Schlein. Il marchio del leader è ormai più forte dei partiti. Alle regionali, di conseguenza, fa la differenza il candidato governatore. E poi conta il consenso sul territorio dei singoli candidati al Consiglio regionale, perché c’è un voto di preferenza che alle politiche non c’è”. Per questi motivi, Noto è convinto che “se domani si votasse per le elezioni politiche, in Friuli sia il Pd che il M5s otterrebbero più voti“. La controprova, a suo parere, arriva dal risultato di Fratelli d’Italia, che in Friuli è scesa dal 31 al 18 per cento in qualche mese, restano seppur di poco dietro alla Lega.

Di conseguenza, prosegue il ragionamento di Noto, “l’effetto Schlein si vede a livello nazionale ma non può avere un impatto sul territorio, soprattutto in Friuli dove è forte il centrodestra”. “Schlein ha detto che il Pd ‘dev’essere rifondato sul territorio‘. Evidentemente è consapevole della diffidenza che circonda il Pd a livello locale. I vecchi capibastone però non hanno ancora abbandonato il partito e continuano ad essere influenti”, spiega il sondaggisti. Per vedere un effetto Schlein a livello locale, se mai ci sarà, bisogna quindi aspettare che la nuova segretaria porti avanti la promessa di un rinnovamento: “Fino a che non si compie, si avranno queste discrepanze tra il territorio e il livello nazionale”. Anche su questo, d’altronde, la nuova leader del Pd misurerà la sua capacità di consolidare il consenso: “In futuro l’elettorato andrà a verificare se le promesse di Schlein saranno mantenute, ma questo è un altro passaggio”. Oggi però, ribadisce Noto, “nella realtà gestionale del Partito democratico non è ancora cambiato niente a livello territoriale”.

Questo immobilismo si è tradotto in un pessimo risultato alle urne. Dove dall’altra parte il M5s registra l’ennesima batosta sul territorio, la più fragorosa: il risultato di lista in Friuli è infatti il peggiore in una elezione regionale da quando i Cinquestelle entrarono in parlamento ormai 10 anni fa. Il 2,4% raccolto alle urne è un terzo rispetto al 7,2% ottenuto in Friuli Venezia Giulia a settembre nelle ultime elezioni politiche. Ma è anche meno del 2,7% ottenuto in Veneto nel 2020 e del 3,9% raccolto in Lombardia appena due mesi fa, il 12 e 13 febbraio. Proprio dopo quel risultato, il presidente Giuseppe Conte ha provveduto a nominare i coordinatori territoriali del M5s, “che ci mancano per intavolare un dialogo più serrato con i territori”, spiegava l’ex premier. “Al M5s è sempre mancato un radicamento, che non si crea semplicemente nominando un responsabile”, commenta Noto. Se però i Cinquestelle “con la nomina dei coordinatori riusciranno a intercettare i bisogni della popolazione anche a livello territoriale, potranno vedersi degli effetti non dico tra 10 anni, ma almeno tra 1-2 anni se verrà fatto un buon lavoro”.

Intanto è una certezza che, al di là della crisi di consenso interna a Pd e M5s in Friuli, l’esito delle urne sia stato anche condizionato dalla loro alleanza. Secondo Noto, però, il problema non è l’unione in sé e per sé, ma come viene presentata: “Con Schlein è probabile che il Pd assumerà un profilo molto simile al M5s. Allora forse nel tempo bisogna creare una sintesi, un progetto. Ma qual è il messaggio che si manda ai cittadini: l’alleanza è per un obiettivo comune o per avere qualche consigliere in più eletto?”. Finora si è tratto più della seconda opzione, secondo Noto: “L’alleanza tra Pd e M5s è stato il tema anche prima delle elezioni in Lombardia e Lazio, dove alla fine l’elettorato ha visto un orientamento schizofrenico“. Quindi, finché l’unione tra Pd e M5s si riduce a questo, “l’elettorato del centrosinistra se ne frega“. Noto conclude però spiegando che “con una visione più emotiva, l’alleanza potrebbe essere invece apprezzata, anche a livello locale”.

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