“Vi ho cercato, adesso siete venuti da me e per questo vi ringrazio”. Le ultime parole di san Giovanni Paolo II, pronunciate appena 24 ore prima di morire, sono state per i suoi giovani, la cosiddetta “generazione Wojtyla”. Esattamente 18 anni fa, alle 21,37 del 2 aprile 2005, il Papa polacco si congedava dal mondo dopo 27 anni di pontificato. Un gigante sullo scenario mondiale che ha davvero cambiato la storia, contribuendo alla caduta del Muro di Berlino e così al crollo del comunismo. Eletto a 58 anni, il 16 ottobre 1978, Wojtyla ha segnato indelebilmente il Novecento e l’inizio del terzo millennio. Fu lui, nel concistoro del 2001, a dare la berretta rossa all’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. E precedentemente, nel 1992, lo aveva nominato vescovo ausiliare e poi, nel 1998, arcivescovo della capitale argentina.

Per Francesco il suo predecessore polacco “è stato un grande! Io ricordo una volta qui a Roma, era sabato, e si pregava il rosario. Ho partecipato al rosario, rimanendo edificato nel vedere quest’uomo in ginocchio a pregare la Madonna, con una devozione e un’intensità che mi ha fatto tanto bene al cuore. Per questo, ho voluto fare anch’io delle dichiarazioni al processo di canonizzazione e, proprio in quella circostanza, ho sottolineato la profonda devozione alla Madonna, la profonda testimonianza di preghiera, di tenerezza, di normalità. Non dobbiamo dimenticare che quest’uomo, finché ha potuto, non ha smesso di praticare lo sport, di nuotare, di sciare. Si racconta che una volta andando a sciare di nascosto, un bambino lo ha riconosciuto e ha gridato: il Papaaaa. Ma questo non lo ha scoraggiato a tornare più e più volte”.

“Penso – ha aggiunto Bergoglio – che la grandezza di quest’uomo sia nascosta nella sua normalità. Ci ha mostrato che il cristianesimo abita la normalità di una persona che vive in una comunione profonda con Cristo. Per questo ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni sua scelta hanno sempre un valore molto più profondo e lasciano il segno”. Francesco, inoltre, ha sottolineato che “Giovanni Paolo II è stato un uomo libero, fino alla fine e, anche nell’immensa debolezza che ha vissuto, sono certo che ha sempre mantenuto una grande lucidità e una grande consapevolezza di quello che stesse vivendo la Chiesa. Forse alcune situazioni di difficoltà ne hanno aumentato il dolore, ma sono certo che egli è stato Papa fino all’ultimo respiro della sua vita, senza tentennamenti. La sua è stata una testimonianza straordinaria, fino alla croce. Era quello che il Signore domandava in quel momento specifico a lui”.

Quella testimonianza fino alla fine che oggi sembra proprio accomunare Wojtyla a Bergoglio, diversamente da quanto fatto da Ratzinger che ha preferito dimettersi. L’affinità tra il pontificato del Papa polacco e quello del Pontefice argentino è abbastanza evidente anche per numerosi altri aspetti riguardanti sia il magistero che lo stile pastorale. Due visioni di Chiesa molto aperte, figlie della primavera suscitata dal Concilio Ecumenico Vaticano II, a cui Wojtyla prese parte a differenza di Bergoglio. Senza dimenticare che è stato proprio Francesco, il 27 aprile 2014, a canonizzare il Papa polacco.

Ci si chiede spesso in che cosa consista la santità di Giovanni Paolo II? “Forse – si domandava il cardinale Michele Giordano – la santità delle cose eccezionali? Del giovanile dinamismo dei primi tempi? Dei grandi viaggi? Delle tante lingue parlate? Delle folle innumerevoli? Dei grandi raduni? Della sofferenza degli ultimi anni? No, – rispondeva sicuro il porporato – Giovanni Paolo II ha manifestato una santità ‘feriale’, cioè quotidiana. Fatta senz’altro di grandi eventi, ma alimentata da una costante ricerca di Dio da servire nell’uomo”.

Con la sua coerente testimonianza di fede è riuscito a permeare i cuori più duri, ad aprire davvero porte che sembravano destinate a rimanere chiuse per sempre, concretizzando così il suo programma di governo, gridato con il vigore di un profeta nella messa di inizio del suo pontificato, il 22 ottobre 1978: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!”.

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