“Orgogliosi di essere di nuovo nella classifica di Forbes delle migliori banche americane per il quinto anno di fila”. La classifica è andata on line il 24 febbraio, il tweet è del 6 marzo, 72 ore prima che la banca californiana Silicon valley bank chiudesse definitivamente i battenti. È vero che il percorso verso il fallimento è stato fulmineo e la chiusura decisa velocemente dalle autorità statunitensi. Tuttavia che anche nel mondo della finanza la reale situazione del gruppo finanziario non sia stata correttamente percepita fino all’ultimo secondo è abbastanza evidente.

Non c’è solo la classifica della rivista finanziaria Forbes, dove, quanto meno, Svb compare in 20esima posizione pur svettando nell’indice sull’efficienza finanziaria. Letture confuse della situazioni sono state fatte anche dalle agenzie di rating e da analisti finanziari. Fino a poche ore dal fallimento Moody’s affibbiava a Svb un voto A3 ossia di affidabilità creditizia medio alto. Robin Wigglesworth del Financial Times rilancia su Twitter una nota degli analisti del colosso Jp Morgan (peraltro primo azionista della Silicon valley bank con una partecipazione del 10%) in cui, l’altro ieri, viene definito eccessivo il panico scatenandosi introno alla banca e si aggiunge “con valutazioni così convenienti compreremmo azioni di Svb“. Nella note si aggiunge che la banca è un fuoriclasse globale con grandi potenzialità.

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