Della serie politica e cervello. L’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Partito democratico ha sorpreso molti. Apparentemente una vittoria inaspettata visti i margini di vantaggio riportati prima delle elezioni a favore di Stefano Bonaccini e viste, soprattutto, le preferenze espresse su di lui dagli interni al Partito democratico stesso. Tra le tante motivazioni, però, al successo della Schlein (e sottolineo tante, per non sminuire assolutamente anche i contenuti espressi durante la campagna elettorale) ve ne è una di natura neurologica.

Una proprietà intrinseca del nostro cervello è infatti quella di preferire stimoli nuovi. Uno stimolo nuovo (di ogni genere) provoca una risposta neurale notevole risvegliando tante delle nostre funzioni cognitive. In neuroscienze si chiama effetto di rilascio dall’adattamento (in italiano suona malissimo, ma in inglese si conosce come release from adaptation effect). Consiste nella capacità del cervello di ridurre gradualmente al minimo la risposta neurologica man mano che lo stimolo che produce la risposta stessa diventa sempre più familiare; una volta raggiunto il livello massimo di adattamento, la presenza di uno stimolo nuovo avrà la capacità di far scaturire una grande risposta neurale che riporterà al massimo i livelli di attenzione e di coinvolgimento cognitivo.

L’adattamento neurologico a stimoli familiari è un meccanismo importante che ci permette (tra le tante cose) di compiere tutte le nostre attività di routine quotidiana senza un grosso dispendio energetico (neurologicamente parlando) e con la possibilità di poter eseguire allo stesso tempo compiti di tipo diverso, il cosiddetto multi-tasking. Purtroppo è anche lo stesso meccanismo per il quale sviluppiamo una sorta di de-sensibilizzazione nei confronti di stimoli che dovrebbero invece creare una grande risposta neurale – ed è il motivo per il quale siamo tutti diventati meno sensibili alle atrocità che abbiamo modo di osservare quotidianamente attraverso i media.

Perciò, in un contesto nel quale la politica consiste di linguaggio vecchio e volti molto familiari, la presenza del nuovo fa scattare nel cervello delle persone una risposta neurologica notevole. Il nuovo diventa quindi attraente per il cervello rinvigorendo le capacità cognitive e creando un coinvolgimento emotivo non indifferente. E’ il momento nel quale l’elettore si percepisce coinvolto nella vita polita e parte integrante di un futuro che lo fa sentire addirittura protagonista. Un voto al nuovo è assolutamente un voto col cervello e non un voto “di pancia” come ad alcuni piace riferirsi.

La sfida politica per la Schlein è ora quella di cercare i contenuti giusti per continuare a rimanere quello stimolo nuovo e soprattutto farlo con un linguaggio che rimane nuovo. Il rischio infatti è che il nuovo diventi subito vecchio facendo assopire ancora una volta il cervello degli elettori che per un po’ non voteranno più e che poi saranno pronti per un’altra grande risposta neurologica ad un altro stimolo nuovo. E il rischio ancora più grande è che ad un certo punto il nuovo possa essere qualcosa di veramente terrificante.

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