“Quando telefoniamo ci dicono dal numero verde che la cessione del credito sarà accolta e i soldi arriveranno, ma noi non ci possiamo più fidare. La notte non riesco più a dormire, mi sto rovinando la salute”. Andrea è un pensionato che sul Superbonus ha investito i risparmi di una vita, quelli messi da parte per passare una vecchiaia serena. Non solo: ha anche convinto il figlio a puntare tutto sulla riqualificazione energetica del proprio appartamento. Da quattro mesi vive in un limbo stretto tra debiti e crediti: la sua pratica di cessione del credito alle Poste è in lavorazione da novembre, è tra gli ultimi che avevano fatto domanda prima della chiusura delle compravendite dei crediti fiscali da parte del gruppo del ministero dell’Economia. La prospettiva, lo sa, non è comunque rosea: “Anche nell’ipotesi ottimistica che le Poste mantengano i propri impegni, riusciremo appena a pagare i debiti contratti con le imprese, ma non quelli contratti con la finanziaria Findomestic, ci troveremmo ad affrontare la vecchiaia senza più un euro da parte e con risorse molto ridotte”, sintetizza.

La testimonianza di Andrea è solo una delle tantissime che ci sono arrivate e che ci arrivano quotidianamente all’indirizzo mail redazioneweb@ilfattoquotidiano.it dopo gli articoli de ilfattoquotidiano.it sulle storie degli “incastrati” dal Superbonus. Ci sono coppie giovani con bambini piccoli che come Andrea e la moglie pensavano di rientrare dai debiti con i crediti e oggi si trovano schiacciati dalle rate da pagare. Ci sono professionisti e imprese che non sono stati pagati, ma non hanno neanche i crediti fiscali perché hanno lavorato per conto di un General contractor. Altra categoria, le famiglie che hanno visto i ponteggi svuotarsi causa fallimento dell’impresa a sua volta strozzata dal mancato incasso del corrispettivo dei crediti fiscali incamerati in cambio dei lavori. E così ci sono pratiche aperte, lavori lasciati a metà e tanta paura che qualcuno venga a chiedere degli altri soldi. Infine quelli che si sono affidati a gruppi come Casazero poi finiti sotto inchiesta e che si ritrovano nel migliore dei casi con lavori incompiuti, cassetti fiscali svuotati e tanta paura di essere chiamati in causa per l’operato altrui.

Se volete raccontare la vostra esperienza, scrivete all’indirizzo redazioneweb@ilfattoquotidiano.it, indicando “Superbonus” nell’oggetto della mail.

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Tutto questo perchè abbiamo creduto nello Stato? – Faccio parte del Gruppo esodati superbonus 110, siamo onesti committenti ed imprenditori, con lavori già iniziati e rimasti col cerino in mano. Non chiediamo né pietà né compassione, ma una soluzione a questo problema che sta portando (e porterà sempre di più) danni enormi alla nostra nazione. Io per esempio ho acquistato con il mio compagno una indipendente sul passo dei Giovi (entroterra Ligure) a settembre 2021. Siamo entrambi dipendenti con stipendi nella norma e senza questo incentivo non l’avremmo mai fatto, ma, pensando anche al futuro dei nostri gemelli di 5 anni ci siamo buttati.

Morale della favola, il portale Deloitte ha chiuso a maggio e noi non siamo riusciti a caricare alcuna pratica, quindi nessun contratto. Sino ad oggi pagato tutto di tasca nostra, tra sal banca con uscita perito, prestiti di mio fratello e sblocco fondo pensione del mio compagno (pure io ho chiesto il mio TFR ma lavoro lì solo da 3 anni quindi briciole). Siamo in affitto da 2 anni perché abbiamo venduto prima il suo appartamento di proprietà, quindi tutti i mesi abbiamo da pagare: affitto; rata mutuo per somma acquisto (manca ultimo sal banca ma a quanto pare pure chi ci fa i lavori non è uno stinco di santo e se non vado per avvocati li non ci entro più), interessi sui SAL già ricevuti, utenze di 2 case, rata auto mio compagno, ora arrivata pure la mia prenotata a maggio; materna privata dei gemelli (non abbiamo nessuno vicino). Siamo economicamente e psicologicamente distrutti e non so per quanto ancora saremo in grado di affrontare tutto, e questo perchè abbiamo creduto nello Stato?
Follia pura!!

Laura

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Già nei guai, ora ci saranno le unifamiliari che non finiscono i lavori – Carissima redazione, grazie per averci dato questa possibilità di scrivere e manifestare il nostro malessere. Sono un architetto di quelli che ci ha creduto dai primi giorni, ho incassato anche qualche cosa i primi tempi, ma poi mi sono ritrovato a reinvestire tutto e ad oggi ho circa 20mila euro di Iva non versata del 2021, circa 30mila del 2022 più altri 15mila euro di Inarcassa, più le tasse da pagare. Spese sostenute tante o non portavo avanti i lavori.

Il problema? Non ho crediti perché sono in mano al General Contractor che sono circa 6 mesi che non monetizza. Altro problema grave per noi e per le imprese sono le famose case ”monofamiliari”. Si perché é da settembre che abbiamo finito il 30% e non si sbloccano i crediti e la sperata proroga di giugno non è arrivata. Ora non ci sono i soldi per completare le ”villette” come le chiamano loro, ma in realtà come nel nostro territorio, la maggior parte delle monofamiliari sono fabbricati di modesta entità in aderenza l’uno con l’altro e non sono i ricconi di turno i proprietari.

Visto che i crediti non si sbloccano e le imprese non vogliono completare cosa accadrà adesso? Un macello!!!!! Cause, controcause, e guerre di insulti. Non parliamo dei condomini poi, mai iniziati per paura di restare bloccati. Ore e ore di lavoro buttate, soldi buttati nella cacca. Spero che il governo proroghi o sarà un disastro.

Grazie,

Davide

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“Viviamo veramente nella paura” – Salve, faccio parte di un mini condominio di tre famiglie, tutte famiglie di onesti lavoratori che si sono comprati il proprio appartamento con sacrifici per utilizzarlo come prima casa e che in questo momento rischiano di perderla!

Iniziammo i lavori in Superbonus 110 prendendo un accordo con una ditta tramite sconto in fattura. I lavori procedevano bene, abbiamo raggiunto il primo Sal, la ditta ha ricevuto quindi i crediti fiscali che ne derivano, ma… il blocco! La ditta si è ritrovata piena di crediti fiscali non più monetizzabili a seguito dei vari decreti. Siamo rimasti per molto tempo con ponteggi intorno casa speranzosi che qualcosa sarebbe stato fatto per sbloccare i crediti, ma niente…

Adesso, grazie allo Stato, ci troviamo con una pratica aperta in Superbonus 110% che non possiamo terminare perché non abbiamo sufficienti disponibilità finanziarie e la ditta che a breve chiuderà. Faccio presente che se non ho capito male, per noi lasciare la pratica aperta significherà andare in contro a sanzioni talmente onerose che ci faranno perdere la casa a tutti (tre famiglie per un totale di 6 adulti e 3 bambini).
VIVIAMO VERAMENTE NELLA PAURA.
saluti,
Grazie,

Alessio

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Due anni di lavoro gratis e tanti cantieri incompiuti – Salve, sono un architetto e sono rimasto anch’io a piedi col Superbonus. Ho lavorato due anni gratuitamente per portare avanti progetti di Superbonus, sia a Reggio Calabria che a Milano e oggi mi ritrovo con nulla in mano. Ho un cantiere di una unifamiliare sventrata, che se riusciremo a finire entro il 31 marzo, sarà un miracolo; un condominio di 7 unità immobiliari dove è stata fatta la sanatoria prima, la scia per il bonus facciate, lasciato incompleto dalla ditta a causa dei crediti bloccati e il progetto presentato con l’inizio lavori, tutto realizzato con la speranza di prendere la parcella del Superbonus; due condomini a Milano e poi precisamente a Gorgonzola, dove è stata fatta la fattibilità energetica, la delibera e di sarebbe dovuto procedere col progetto energetico, tutto bloccato perché non si è riusciti a trovare una ditta disponibile a cominciare i lavori e oggi ringrazio Dio che non si è andato avanti; un super condominio di 40 unità abitative, fermo anch’esso alla prefattibilità, perché la ditta si è tirata indietro a motivo del blocco dei crediti.

In tutto questo, sono stato male a causa del forte stress accumulato e oggi mi ritrovo ad andare a lavorare senza voglia e senza stimoli perché mi sento tradito dallo Stato che avrebbe dovuto tutelare il mio lavoro e la mia stessa vita. E la cosa peggiore è che sono stato fortunato, perché c’è a chi è andata peggio; così ti ritrovi a parlare con colleghi, depressi come te che raccontano i guai, i sogni e le illusioni che questa, che pensavano fosse una opportunità, si è rivelata una calamità.

Maurizio

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“Affronteremo la vecchiaia senza un euro da parte” – Buongiorno, ho 74 anni, con molti sacrifici io e mia moglie 30 anni fa siamo diventati proprietari di una modesta casa di abitazione della prima metà del 900. Abbiamo visto nel Superbonus l’opportunità di riqualificare la nostra casa dal punto di vista energetico, perché ne aveva veramente bisogno (finestre piene di spifferi, muri poco o nulla isolanti e caldaia obsoleta).

Avevamo dei risparmi per far fronte agli imprevisti della vecchiaia, ma, fidandoci dello Stato, abbiamo deciso di impegnarli in questi lavori di riqualificazione, sicuri che sarebbero tornati indietro grazie alla cessione del credito. Anche mio figlio aveva acquistato una casa di proprietà facendo un pesante mutuo riscattabile in 30 anni. Abbiamo consigliato anche a lui di fare come noi e attivare una pratica di Superbonus. Così facendo abbiamo consumato tutti i nostri risparmi e quelli di nostro figlio, ci siamo ulteriormente indebitati con una finanziaria ma anche così, grazie alla lievitazione dei prezzi, non siamo riusciti a pagare del tutto le imprese che stanno facendo i lavori.

Noi e nostro figlio abbiamo fatto domanda di cessione del credito alle Poste per il primo SAL corrispondente al 60% dei lavori per la nostra casa e al 30% per la sua. La domanda era anteriore al 7 novembre, data in cui le Poste hanno sospeso la cessione del credito, ma finora dalle Poste tutto tace.

Quando telefoniamo ci dicono dal numero verde che la cessione del credito sarà accolta e i soldi arriveranno, ma noi non ci possiamo più fidare. La notte non riesco più a dormire, mi sto rovinando la salute. Nella vita non mi sono mai trovato in una situazione simile, nell’impossibilità di pagare le ditte che lavorano per me e contemporaneamente nell’impossibilità di sospendere i lavori perché le scadenze ravvicinate mi impongono di terminarli altrimenti perdiamo tutto. Le imprese ci stanno dando fiducia, ma noi siamo disperati. Anche nell’ipotesi ottimistica che le Poste mantengano i propri impegni, riusciremo appena a pagare i debiti contratti con le imprese, ma non quelli contratti con la finanziaria Findomestic, ci troveremmo ad affrontare la vecchiaia senza più un euro da parte e con risorse molto ridotte.

Andrea

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Blocco strumentale a far scadere i crediti? – Buonasera, scrivo per raccontare una storia relativa ad un caso di Superbonus 110% con demolizione del vecchio edificio e ricostruzione di un nuovo edificio di n. 15 abitazioni. Innanzitutto occorre distinguere il sisma bonus da bonus facciate e ristrutturazione, settori questi ultimi, dove sono state effettuate la maggior parte delle truffe. Quello che abbiamo realizzato noi è un edificio antisismico in Classe A4 di alta qualità, proprio in considerazione del Superbonus, che è stato ceduto interamente agli acquirenti. Paradossalmente in questo modo ci siamo trovati senza soldi per andare avanti con 1,5 milioni (30% del fatturato) bloccati sul cassetto fiscale senza alcuna ragione.

Per altro con il passare del tempo (sono trascorsi già 8 mesi) rischiamo di perdere anche il bonus dell’anno 2023 che in caso di mancato utilizzo si considera perso al 31.12.2023. Viene da pensare che questo blocco sia quindi strumentale, in modo da far scadere una parte dei crediti. Ora bloccare tutto il comparto edilizio da parte del governo non è serio, poiché gli imprenditori (quelli veri) hanno lavorato sulla base di una legge.

Dante

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Quelli che aspettano Casazero: lavori incompleti e la paura di un accertamento –Buonasera gentile redazione, sono del comitato “quelli che aspettano Casazero“. In centinaia di famiglie, tra il 2020 e il 2022, abbiamo affidato i lavori di efficientamento energetico al General contractor Gruppo Zero e alle sue varie emanazioni.

A inizio Agosto la società ha subito un sequestro di 24 milioni di euro di cui 16 in crediti fiscali e da allora le attività del General contractor si sono interrotte. La notizia del sequestro ha portato molte persone a prendere coscienza del modus operandi della società:

– presentazione del titolo edilizio;
– emissione fattura in sconto;
– asseverazione delle spese fatturate;
– comunicazione della cessione del credito;
– monetizzazione del credito .

Oggetto della contestazione da parte della Procura di Treviso e della GDF (presente in azienda da fine 2021) è la monetizzazione di sal prima della esecuzione di opere (esempio, sal contenenti solo spese di progettazione e acquisto di materiali). Il fenomeno interessa tutto il nord Italia tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, fino alla Toscana, e presenta le situazioni più eterogenee:

– c’è chi si trova con la casa senza infissi e senza riscaldamento in pieno inverno,
– chi ha il cassetto fiscale svuotato
– chi si trova con una pratica depositata e una asseverazione ma senza alcun lavoro.

Abbiamo scritto da dicembre appelli a diversi politici e enti tecnici, senza particolari riscontri, e abbiamo avuto occasione di partecipare ad alcune trasmissioni televisive. L’indagine in corso e la recente apertura nei confronti della capogruppo Gruppo Zero di una procedura di fallimento (udienza a giugno 2023) rende sempre più improbabile una soluzione positiva della vicenda. I mesi successivi a luglio 2022 è stato impedito al General contractor di “mettere in sicurezza” il sal 30% richiesto entro fine settembre per avere la dilazione dei termini; famiglie con cantieri in corso si trovano in case senza parapetti, finestre, radiatori e riscaldamento; altri committenti, si trovano con crediti ceduti, ma senza nessun lavoro

Nessuno, né Ade, né Enea sono in grado di dare indicazioni su come smantellare questo sistema di asseverazioni mendaci, che se prima hanno permesso di monetizzare crediti non dovuti, ora precludono alle famiglie di riqualificare le case con bonus minori. E ancora nessuno vuole assumersi la responsabilità di firmare la fine lavori ai pochi fortunati a cui mancava davvero poco a finire.

Abbiamo chiesto risposte alle istituzioni e indicazioni operative su come uscire da questa situazione; abbiamo chiesto l’apertura di una nuova finestra in cui possano rientrare tutti coloro hanno i lavori bloccati a causa di indagini delle procure, convinti che Casazero sia solo una delle tante indagini aperte o che si apriranno a breve.

La politica sembra concentrata sul solo blocco delle cessioni dei crediti, trascurando che a monte delle cessioni sta la genesi dei crediti, e lo Stato, parallelamente all’introduzione di norme lungimiranti come quelle contenute nel decreto rilancio, avrebbe dovuto prevedere controlli preventivi più stringenti.

Noi siamo le vittime del superbonus, i committenti che, non potendosi permettere di anticipare i costi dei lavori o non avendo il tempo di recuperare tutte le imprese, si sono affidati a un general contractor… Abbiamo visto sfumare l’opportunità di riqualificare la nostra abitazione, e penso che nei prossimi anni vivremo con l’ansia di un accertamento fiscale.

Michele

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