Lo scorso 22 febbraio alla Camera dei Deputati il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini è stato chiamato per la prima volta, con un question time presentato dal Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, prima firma del deputato Francesco Mari, a rispondere in merito al mancato rifinanziamento dei fondi contributo affitto e morosità incolpevole e sulla necessità di procedere, in tempi brevi, al rifinanziamento dei due fondi che sono gli unici ammortizzatori sociali nel settore delle locazioni.

Purtroppo il ministro Salvini non ha risposto al quesito posto, ma ha utilizzato la diretta televisiva per parlare del suo cosiddetto “Piano di edilizia residenziale pubblica” definito dal ministro “visionario” che ha come orizzonte la legislatura. Non capendo il ministro che centinaia di migliaia di famiglie il problema del pagare l’affitto non lo hanno come orizzonte di legislatura, ma ogni mese. L’intervento del ministro Salvini si è risolto in un mini comizio, ma tanto è bastato per capire che il suo “Piano casa di edilizia pubblica” è, di fatto, un imbroglio. Non a caso durante il suo intervento non ha mai citato le famiglie sotto sfratto, le famiglie nelle graduatorie, le famiglie (circa 900mila), che sono in povertà assoluta, che in teoria dovrebbero essere i prioritari destinatari di questo “visionario” piano casa annunciato dal ministro Salvini.

In realtà il piano casa di Salvini ha come riferimento, detto da lui durante la question time, single, genitori separati, forze dell’ordine e studenti (con gli student hotel, per ricchi e meritevoli, ovviamente). Qui sta l’imbroglio. Il ministro Salvini prospetta un piano casa che non si rivolge ai milioni di italiani in precarietà abitativa, che non sono degni neanche di essere citati, ma prospetta con il soccorso dei generosi privati tanto “dediti al sociale” a definire un Piano di edilizia agevolata/convenzionata con risorse pubbliche, ma non di case popolari che necessiterebbero.

Questa quindi la visione del ministro Salvini, del fabbisogno abitativo. Quindi niente contributi affitto chiesti ogni anno da almeno 350mila famiglie, per non cadere nel baratro degli sfratti, niente aumenti di case popolari per far scorrere le graduatorie e garantire il passaggio da casa a casa a sfrattati.

Non pago di queste risposte il governo e la maggioranza il giorno dopo, 23 febbraio, nel corso del dibattito sul decreto legge “milleproroghe” hanno bocciato un ordine del giorno presentato dal deputato Marco Furfaro del Pd, che intendeva impegnare il governo a rifinanziare i fondi contributi affitto e morosità incolpevole, sancendo così definitivamente, nonostante appelli anche di qualche comune, che il governo non procederà al rifinanziamento. Il ministro Salvini, il governo e la maggioranza di centrodestra compatti annunciano la scelta di inviare un preavviso di sfratto per decine di migliaia di famiglie che saranno sfrattate in assenza del rifinanziamento dei fondi, inopinatamente soppressi nella scorsa legge di bilancio.

Ora sarebbe necessario che Regioni e Anci, finora fin troppo silenti, siano richiamati alla responsabilità di far sentire forte la propria voce perché su di loro ricadrà l’aumento della precarietà abitativa. Saranno infatti Regioni e città i capri espiatori delle colpe e delle scelte scellerate del governo centrale. Il perdurare del loro silenzio li renderebbe complici e corresponsabili.

Alle parole di Salvini si sono elevate forti le proteste da parte dei sindacati inquilini Unione Inquilini, Sicet, Sunia. In particolare Unione Inquilini in una nota ha definito il piano casa di Salvini “Un piano lontano dal fabbisogno reale, dai contorni incerti e per molti versi inquietanti”.

L’approccio del governo e della maggioranza rende palese il fatto che questi non hanno alcun elemento di conoscenza della condizione abitativa in Italia mentre un vero Piano casa strutturale dovrebbe partire dal fabbisogno al quale si vuole rispondere. Forse in pochi si rendono conto che è in ballo la coesione sociale, la tenuta e la sostenibilità del vivere per milioni di persone, ma questo non è percepito dal ministro Salvini e dalla maggioranza di centro destra. Glielo ricorderemo ogni giorno della legislatura.

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