L’Aula della Camera ha votato la fiducia al decreto legge Ong con 202 voti favorevoli e 136 contrari. Il voto finale è previsto il 15 febbraio e il provvedimento dovrà poi passare a Palazzo Madama. Al termine della discussione, è stato anche approvato l’ordine del giorno di Luca Pastorino (Leu): “In caso siano presenti minori a bordo delle navi”, si legge, “l’individuazione del porto di sbarco tenga conto della presenza o della vicinanza di strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati”.

La lettera dei parlamentari tedeschi – Oggi sul provvedimento erano intervenuti anche sessantacinque parlamentari del Bundestag tedesco che hanno fatto appello al Parlamento italiano a non approvare il decreto ong senza modifiche. In una lettera scritta su proposta di Julian Pahlke (Verdi) e Hakan Demir (Spd), di cui riporta la Dpa, i parlamentari chiedevano ai colleghi italiani di “battersi per il rispetto senza riserve del diritto internazionale”. Sul decreto voluto dal centrodestra al governo c’è molta “preoccupazione”, si legge nel messaggio. Il decreto prevede che dopo un salvataggio si debba subito raggiungere un porto competente, senza accogliere altri migranti da altre imbarcazioni: “Questa procedura riduce le capacità di salvataggio nel Mediterraneo in modo consistente e comporta che i salvataggi vengano rallentati o che non si facciano proprio”, scrivono i deputati tedeschi, secondo i quali il decreto “viola il diritto internazionale del mare, le prescrizioni internazionali sui diritti umani e il diritto europeo secondario”. “Ci appelliamo al Parlamento italiano affinché tenga in considerazione le conseguenze del decreto per la vita umana in mare”, è la conclusione.

Il provvedimento – Il decreto, che deve passare al Senato, interviene sulle navi ong nel Mediterraneo. Introduce nuove regole per il salvataggio dei migranti in mare operato dalle navi delle organizzazioni non governative e modifica alcuni commi del cosiddetto decreto Lamorgese. Il transito e la sosta di navi nel mare territoriale sono garantiti ai soli fini di assicurare il soccorso e l’assistenza a terra delle persone prese a bordo a tutela della loro incolumità. Le navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare devono: possedere le autorizzazioni rilasciate dalle competenti autorità dello Stato di bandiera e i requisiti di idoneità tecnico-nautica alla sicurezza della navigazione nelle acque territoriali; aver raccolto tempestivamente, previa informativa, le intenzioni dei migranti di richiedere la protezione internazionale; richiedere, nell’immediatezza dell’evento, l’assegnazione del porto di sbarco; raggiungere il porto di sbarco indicato dalle autorità senza ritardi, per completare il soccorso; fare in modo che le operazioni di soccorso non aggravino le situazioni di pericolo a bordo e non impediscano il raggiungimento del porto di sbarco. Se le ong violano queste prescrizioni si applica al comandante della nave una sanzione amministrativa da euro 10.000 a 50.000. La responsabilità solidale si estende all’armatore e al proprietario della nave. Competente all’irrogazione delle sanzioni accertate dagli organi addetti al controllo è il Prefetto della provincia interessata dallo sbarco. Viene poi applicato il fermo amministrativo per due mesi della nave utilizzata per commettere la violazione. In caso di reiterazione della violazione con medesima nave, si applica la sanzione amministrativa accessoria della confisca della nave e l’organo accertatore procede immediatamente a sequestro cautelare. Sono, poi, previste sanzioni che vanno dai 2000 ai 10mila euro al comandante e all’armatore della nave che “non forniscono le informazioni richieste dalla competente autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformano alle indicazioni della medesima autorità”.

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