Altra tegola per il governo britannico già alle prese con le diffuse mobilitazioni dei dipendenti statali, dagli infermieri agli insegnanti e vigili del fuoco, che chiedono adeguamenti salariali sufficienti per difendere il potere di acquisto dei loro stipendi di fronte alla forte inflazione ( 10,4%). Ora British Steel, gruppo storico della siderurgia inglese rilevato nel 2020 dalla cinese Jingye per 50 milioni di sterline (55 milioni di euro), valuta il licenziamento di 1.200 lavoratori, circa un terzo della sua forza lavoro, prevalentemente nell’impianto di Scunthorpe, nel nord-est dell’Inghilterra. Il piano di esuberi verrebbe attuato nonostante la disponibilità del governo guidato dal conservatore Rishi Sunak a mettere sul piatto fino a 300 milioni di sterline (355 milioni di euro) per aiutare il gruppo a superare la fase di crisi. I sindacati accusano la proprietà di “tradimento” dei lavoratori.

Dal canto suo, British Steel ha confermato che “con riluttanza deve prendere in considerazione una riduzione dei costi” ma non ha specificato il numero di posti di lavoro a rischio. Nel 2020 il gruppo Jingye ha ingaggiato i consulenti di Pwc e McKinsey per mettere a punto un piano di rilancio delle sue attività siderurgiche in Gran Bretagna. Secondo Sky News, a fronte di questa situazione di incertezza, il ministro per le Attività produttive Grant Shapps ha contattato Li Huiming, amministratore delegato di Jingye, sottolineando che la proposta dei tagli “non aiuta” e rischia di complicare le discussioni in corso.

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