Quando i carabinieri erano entrati nell’appartamento di Sant’Angelo Lodigiano, sigillato dall’esterno con catena e lucchetto, avevano trovato una giovane 24enne rinchiusa che chiedeva aiuto. Le indagini si erano subito indirizzate sul fidanzato, un 28enne romeno di nome Marian, che due anni fa era stato rinviato a giudizio con l’accusa di sequestro di persona. Il 31 gennaio però il tribunale di Lodi lo ha prosciolto. Il motivo è l’ennesimo cortocircuito della riforma Cartabia: la legge voluta dell’ex Guardasigilli, infatti, inserisce il sequestro di persona (se non aggravato dall’estorsione e se non commesso nei confronti di persona incapace) tra i reati che non sono procedibili d’ufficio. La giovane 24enne, che ha fatto perdere le sue tracce dopo l’inizio delle indagini, non ha mai sporto querela e risulta appunto irreperibile. E così il 28enne è libero da ogni accusa grazie alla Cartabia.

A raccontare la vicenda è il quotidiano locale Il Cittadino. Ricorda l’intervento dei carabinieri il 28 febbraio 2020 in quell’appartamento in cascina Belfuggito, periferia sud di Sant’Angelo Lodigiano. L’ipotesi dell’accusa era che fosse stato appunto il 28enne a segregare la donna, probabilmente per impedirle di vedere altri uomini. Era stato indagato a piede libero, poi il gip aveva accolto la tesi della Procura disponendo il rinvio a giudizio. Così due anni fa era cominciato il processo: nel corso delle udienze, scrive sempre Il Cittadino, sono stati ascoltati anche alcuni testimoni.

Poi però è arrivato il primo gennaio e l’entrata in vigore della riforma Cartabia. Il legale del 28enne ha fatto presente al Tribunale di Lodi che la presunta vittima non aveva mai firmato la querela nei confronti del suo assistito. Quindi, essendo il reato di cui era accusato il 28enne non più procedibile d’ufficio, il processo doveva terminare con il proscioglimento. Il tribunale poteva convocare la persona offesa, ma la 24enne risulta appunto irreperibile. L’esito quindi, per gli effetti paradossali della riforma Cartabia, era inevitabile: il giudice applicando la legge ha prosciolto il 28enne. E così, oltre a non poter accertare le eventuali responsabilità, sono andati in fumo quasi tre anni di lavoro di carabinieri, procura e magistrati.

Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima. Grazie alla riforma Cartabia, ad esempio, Alberto Genovese ha rinunciato all’appello e ha visto la sua pena scendere a poco meno di 7 anni: l’ex imprenditore del web è stato condannato per due casi di violenza sessuale. E ancora: a Reggio Calabria due ladri a processo per furti plurimi sono stati prosciolti e scarcerati. Anche in questo caso, agli atti non c’era alcuna querela della persona offesa. D’altronde, senza le denunce salteranno molti processi: un altro esempio riguarda le cause per furto di elettricità.

Proprio su questo punto, infatti, ha insistito la procuratrice generale di Milano Francesca Nanni durante il suo intervento per l’inaugurazione dell’anno giudiziario: “È giusto preoccuparsi per il fatto che alcune modifiche al regime di procedibilità di alcuni delitti introdotte dalla riforma Cartabia, in particolare i sequestri di persona, le violenze private, le lesioni dolose fino a quaranta giorni di prognosi, possono sostanzialmente lasciare prive di effettive tutela molte vittime”. Durissimo è stato anche il commento del procuratore generale di Napoli Luigi Riello, che ha definito la riforma Cartabia una “depenalizzazione camuffata”. “Credo – ha scritto il pg nella usa relazione – che ricorrere ad una legge ‘spazzafascicoli’, o se volete ad una strisciante amnistia, sia una strada più comoda e facile che procedere ad una effettiva razionalizzazione del processo”.

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