“L’avremmo potuto tagliare laterale con un flessibile e gli avvitiamo una lamiera sopra”. “Un poco ce li teniamo, almeno dieci bottiglie ciascuno li voglio tenere”. E ancora: “Se avessimo magari scaricato 500 bottiglie, erano cinquemila euro”. Con queste intercettazioni, per la Procura di Reggio Calabria e la Polizia non c’erano dubbi sulla responsabilità di Nicola Aricò e Giuseppe Richichi in relazione a una serie di furti (soprattutto di bottiglie) avvenuti a cavallo tra il 2020 e il 2021 a Villa San Giovanni, all’interno dei vagoni dei treni merci. Per queste accuse però entrambi sono stati prosciolti dal gup Stefania Rachele, e la misura cautelare in carcere disposta nei loro confronti è stata revocata. L’effetto della riforma penale dell’ex ministra Marta Cartabia si inizia a sentire anche in riva allo Stretto: per i quattro furti contestati ai due imputati, infatti, in atti non c’era alcuna querela della persona offesa, che dal 30 dicembre è diventata obbligatoria per perseguire questi reati, anche nei procedimenti già in corso. Per cui al giudice non è rimasto altro da fare che disporre il “non doversi procedere per mancanza di una condizione di procedibilità”. Risultato, i due sono stati giudicati colpevoli solo per detenzione illegale di un fucile: un anno e otto mesi di carcere per Richichi e due per Aricò. Il termine di custodia cautelare per quel reato (sette mesi) però è già scaduto. Aricò, quindi, è uscito dal carcere e attenderà il processo a piede libero, mentre Richichi rimane dentro solo perché detenuto per altra causa.

Ma andiamo con ordine. L’ordinanza di custodia cautelare, eseguita lo scorso maggio, spiega come è nata l’indagine. È il 26 settembre 2020 quando la polizia sequestra due chili e mezzo di marijuana a Richichi e Aricò: per quella vicenda i due “venivano indagati a piede libero e le utenze telefoniche riconducibili agli stessi e l’autovettura in uso ad Aricò venivano sottoposte ad attività di intercettazione”. “Proprio l’attività intercettiva”, si legge, “faceva emergere la commissione delle ulteriori fattispecie di reato”, cioè i furti sui vagoni dei treni merci, da cui i due erano accusati di aver rubato, il 22 novembre 2020, “un numero non inferiore a 150 bottiglie di liquore”. Una settimana dopo, invece, sempre all’interno dei vagoni dei treni merci, secondo l’accusa hanno trafugato materiale idraulico, materiale di ferramenta e alcune bambole, tra le quali “quelle di marca Mattel, modello Barbie”. Il terzo furto è del 15 dicembre 2020, quando i due si introducono in un deposito attrezzi dove, dopo aver sfondato a calci il portone di ingresso, avrebbero rubato “un tagliaerba, nonché altri beni, quali pittura, pennelli e viti di una fontana”. Il 17 gennaio 2021, infine, si sono intrufolati per la terza volta all’interno dei treni merci per rubare “un numero non inferiore a 174 bottiglie di liquore (grappa e gin) e aperitivo, tra le quali quelle di marca “Frattina”, “London Dry Gin Bickens”, “Biancosarti” e “Crodino””.

Concluse le indagini, quindi, su richiesta della Procura guidata da Giovanni Bombardieri il 31 maggio 2022 il gip emette l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 1° dicembre scorso inizia il processo in rito abbreviato a carico di Aricò e Richichi, difesi dagli avvocati Marilena Barbera e Giacomo Iaria. Quello stesso giorno, per i quattro furti e per la detenzione di armi, il pm ha chiesto la condanna a tre anni e un mese di carcere per Aricò e a tre anni per Richichi. Il gup rinvia l’udienza per la decisione: il 30 dicembre, però, entra in vigore la riforma Cartabia che prevede l’improcedibilità per il reato di furto in assenza di querela. Così mercoledì 12 gennaio il pm deve chiedere la revoca della misura cautelare in carcere per quanto riguarda i furti. Richiesta che il gup accoglie rilevando che “nel presente procedimento le persone offese non risultano individuate e che, dunque, non vi è in atti alcuna querela”, nonostante i due imputati fossero “entrambi gravati da numerosi precedenti penali anche specifici e recenti” e avessero dimostrato “professionalità nel compimento di furti e nell’utilizzo delle armi”, nonché una “personalità retriva ad adeguarsi alle regole del vivere sociale e refrattaria a rispettare l’ordine dell’autorità”.

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