Valgono tre milioni di euro i macchinari per la fabbricazione di armamenti diretti in Etiopia sequestrati il 23 gennaio al porto di Genova dalla guardia di finanza. Il carico, proveniente da una società di Lecco soggetta a ora a perquisizione, stava per lasciare il Paese senza alcuna autorizzazione e con una documentazione falsa. Sono tre le persone indagate per esportazione di materiali di armamento senza la prescritta autorizzazione e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. I macchinari sequestrati, specificano i militari della guardia di finanza, sono utilizzati per la fabbricazioni di bossoli.

L’indagine è iniziata lo scorso ottobre: durante una verifica doganale su due container sono stati trovati una macchina scanalatrice e una rifilatrice, con tanto di manuali d’uso e istruzioni per la produzione di bossoli. L’esportatore aveva presentato documenti attestanti genericamente la presenza di un tornio parallelo e di macchine per la formatura a caldo, senza alcun riferimento alla fabbricazione di materiali di armamento.

Il 7 ottobre 2021 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che invita gli stati dell’Unione Europea a bloccare l’esportazione di armi verso l’Etiopia, a causa della grave crisi umanitaria e delle numerose violazioni di diritti umani in atto nel Tigray. In questa regione è in corso da anni una guerra che provoca ingenti perdite di civili.

Articolo Precedente

Da Castelli a Nordio, da Mastella ad Alfano e Orlando: la crociata lunga vent’anni per smantellare le intercettazioni. E punire chi le pubblica

next