“Farà bene anche a noi coltivare, come Giovanni, la virtù di farci da parte al momento opportuno, testimoniando che il punto di riferimento della vita è Gesù. Farsi da parte, imparare a congedarsi: ho fatto questa missione, ho fatto questo incontro, mi faccio da parte e lascio posto al Signore. Imparare a farsi da parte, non prendere qualcosa come un contraccambio per noi. Pensiamo a quanto è importante questo per un sacerdote, che è chiamato a predicare e celebrare non per protagonismo o per interesse, ma per accompagnare gli altri a Gesù”. Le parole che Papa Francesco ha pronunciato all’Angelus, recitato con i fedeli presenti in piazza San Pietro, arrivano al termine di una settimana che non ha risparmiato polemiche all’interno dei sacri palazzi. Non si attenuano, infatti, le critiche, soprattutto per la tempistica, del libro di memorie pubblicato dal segretario di Benedetto XVI, l’arcivescovo Georg Gänswein, che ha preso di mira diversi collaboratori di Ratzinger e anche il suo successore. Il presule è stato ricevuto in udienza privata dal Pontefice il 9 gennaio 2023 per un primo chiarimento e ora è impegnato nel trasloco dal Monastero Mater Ecclesiae, dove ha vissuto quasi dieci anni con il Papa emerito, al suo nuovo appartamento al quarto piano di Santa Marta Vecchia, sempre in Vaticano.

All’Angelus, Bergoglio si è soffermato sul Vangelo domenicale che ha come protagonista Giovanni il battista, sottolineandone “lo spirito di servizio”. “Egli – ha spiegato il Papa – era stato inviato a preparare la strada al Messia e l’aveva fatto senza risparmiarsi. Umanamente si potrebbe pensare che gli venga riconosciuto un ‘premio’, un posto di rilievo nella vita pubblica di Gesù. Invece no. Giovanni, compiuta la sua missione, sa farsi da parte, si ritira dalla scena per fare posto a Gesù”. E ha aggiunto: “Da profeta diventa discepolo. Ha predicato al popolo, ha raccolto dei discepoli e li ha formati per molto tempo. Eppure non lega nessuno a sé. E questo è difficile ma è il segno del vero educatore: non legare le persone a sé. Giovanni fa così: mette i suoi discepoli sulle orme di Gesù. Non è interessato ad avere un seguito per sé, a ottenere prestigio e successo, ma dà testimonianza e poi fa un passo indietro, perché molti abbiano la gioia di incontrare Gesù. Possiamo dire: apre la porta e se ne va. Con questo suo spirito di servizio, con la sua capacità di fare posto a Gesù, Giovanni il battista ci insegna una cosa importante: la libertà dagli attaccamenti. Sì, perché è facile attaccarsi a ruoli e posizioni, al bisogno di essere stimati, riconosciuti e premiati. E questo, pur essendo naturale, non è una cosa buona, perché il servizio comporta la gratuità, il prendersi cura degli altri senza vantaggi per sé, senza secondi fini, senza aspettare il contraccambio”.

“Pensiamo – ha aggiunto Bergoglio – a quant’è importante per i genitori, che crescono i figli con tanti sacrifici, ma poi li devono lasciare liberi di prendere la loro strada nel lavoro, nel matrimonio, nella vita. È bello e giusto che i genitori continuino ad assicurare la loro presenza, dicendo ai figli: ‘Non vi lasciamo soli’, ma con discrezione, senza invadenza. La libertà di crescere. E lo stesso vale per altri ambiti, come l’amicizia, la vita di coppia, la vita comunitaria. Liberarsi dagli attaccamenti del proprio io e saper farsi da parte costa, ma è molto importante: è il passo decisivo per crescere nello spirito di servizio, senza cercare il contraccambio. Fratelli, sorelle, – ha proseguito il Papa – proviamo a chiederci: siamo capaci di fare posto agli altri? Di ascoltarli, di lasciarli liberi, di non legarli a noi pretendendo riconoscimenti? Anche di lasciarli parlare, a volte. Non dire: ‘Ma tu non sai niente!’. Lasciar parlare, fare posto agli altri. Attiriamo gli altri a Gesù o a noi stessi? E ancora, sull’esempio di Giovanni: sappiamo gioire del fatto che le persone prendano la loro strada e seguano la loro chiamata, anche se questo comporta un po’ di distacco nei nostri confronti? Ci rallegriamo per i loro traguardi, con sincerità e senza invidia? Questo è lasciare crescere gli altri”.

Francesco, infine, ha sottolineato che “il cammino per l’unità dei cristiani e il cammino di conversione sinodale della Chiesa sono legati. Perciò, colgo questa occasione per annunciare che sabato 30 settembre prossimo, in piazza San Pietro, avrà luogo una veglia ecumenica di preghiera, con la quale affideremo a Dio i lavori della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Per i giovani che verranno alla veglia ci sarà un programma speciale in tutto quel fine settimana, a cura della Comunità di Taizé. Fin da ora invito i fratelli e le sorelle di tutte le confessioni cristiane a partecipare a questo raduno del popolo di Dio. Fratelli e sorelle, – ha concluso il Papa – non dimentichiamo il martoriato popolo ucraino, che soffre tanto! Restiamo vicini a loro con i nostri sentimenti, con il nostro aiuto, con la nostra preghiera”.

Twitter: @FrancescoGrana

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