Il 2 novembre il primo ritrovamento di carte top secret in un suo ex ufficio, ieri la seconda scoperta, in un garage della sua casa a Wilmington, in Delaware. C’è grande imbarazzo alla Casa Bianca per la vicenda dei documenti classificati che il presidente Joe Biden ha conservato all’interno di immobili nelle sue disponibilità. La conferma del secondo ritrovamento è arrivata direttamente dalla presidenza Usa, che ha diramato un comunicato stampa ad hoc. Durante le ricerche “concluse ieri”, gli avvocati del presidente hanno scoperto “tra carte personali e politiche un piccolo numero di altri documenti dell’amministrazione Obama-Biden con segni di classificazione”, si legge nel comunicato. “Tutti tranne uno sono stati trovati in uno spazio-magazzino nel garage della residenza del presidente” a Wilmington, prosegue la nota. “Un documento di una pagina è stato scoperto tra materiale immagazzinato in una stanza adiacente” mentre “nessun documento è stato rinvenuto nella residenza di Rehoboth Beach“, la sua casa al mare. Gli avvocati ribadiscono di collaborare pienamente con il dipartimento di Giustizia e di averlo informato subito.

LA GIUSTIFICAZIONE DI BIDEN – Non si è fatta attendere la replica del numero uno della Casa Bianca, che ha cercato di smorzare le polemiche. Invano. “Le carte top secret trovate a Wilmington non erano in mezzo alla strada, erano al sicuro, in garage dove sono le mie Corvettes” ha detto Biden rispondendo ad una domanda dei giornalisti alla Casa Bianca. “Io e i miei avvocati stiamo cooperando pienamente con il dipartimento di giustizia” ha continuato, sottolineando che la ricerca dei suoi legali su eventuali carte classificate “si è conclusa ieri”, dopo il primo ritrovamento del 2 novembre scorso. A seguire è arrivata la nota di uno dei legali del presidente, secondo cui le carte segrete “sono state spostate per errore”. “Come ha detto il presidente”, si legge nel comunicato “egli prende i documenti classificati molto seriamente. Abbiamo collaborato dal momento in cui abbiamo comunicato agli Archivi nazionali che era stato trovato un piccolo numero di documenti e continueremo a farlo”. Gli avvocati di Biden hanno sottolineato di “aver cooperato a stretto contatto con il Dipartimento di Giustizia e che continueranno a cooperare con il procuratore speciale”. E infine: “Siamo fiduciosi che un esame meticoloso dimostrerà che i documenti sono stati spostati per errore e che il presidente e i suoi avvocati hanno agito prontamente dopo aver scoperto l’errore”.

NOMINATO PROCURATORE SPECIALE PER INDAGARE – Parole e giustificazioni che non hanno convinto per nulla il neo speaker della Camera Kevin McCarthy, secondo cui il Congresso deve indagare Biden e che quello del presidente altro non è che “un altro passo falso”. McCarthy ha condannato l’”uso politico” della giustizia da parte dell’ amministrazione, i “due pesi e due misure”, con la notizia e le foto immediate delle carte top secret sequestrate a Donald Trump, mentre la scoperta dei documenti di Biden è stata rivelata dopo oltre 2 mesi, per ora senza alcuna immagine. Lo speaker ha criticato Biden anche per aver definito irresponsabile il suo predecessore per il cattivo uso di documenti classificati quando lui sembra aver fatto lo stesso. Critiche anche all’amministrazione e ai media per aver soppresso la storia sul laptop di Hunter Biden, il figlio del presidente. Al netto della presa di posizione dei Repubblicani, tuttavia, l’attorney general Merrick Garland ha annunciato la nomina di un procuratore speciale per indagare sui documenti classificati di Joe Biden. Si tratta di Rob Hur, ex procuratore del Maryland, che è stato autorizzato ad indagare sulla “possibile rimozione e conservazione non autorizzata di documenti classificati e altre carte scoperte presso il Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement e nella residenza privata del presidente Joe Biden a Wilmington, in Delaware“. Hur è stato nominato dall’allora presidente Donald Trump, e dal 2017 al 2018 è stato assistente del vice procuratore generale Rod Rosenstein. Quindi ha assunto l’incarico di procuratore generale del Maryland e fino a oggi è stato uno dei partner dello studio legale Gibson, Dunn &amp, Crutcher, a Washington.

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