Cos’è il populismo? Il termine viene usato come accusa che, reciprocamente, politici e giornalisti si scagliano per svilire le opinioni altrui. Si tratta di una sorta di bollo di infamia che significa “la proposta oltre che sbagliata e irrealistica è solo finalizzata ad acquisire consenso elettorale, per cui non va tenuta in considerazione”.

L’idea di fondo è che il politico populista, rivolgendosi direttamente al popolo, senza l’interlocuzione coi “corpi” intermedi (Sindacati, Confindustria, Parlamento, gruppi sociali organizzati), voglia ottenere i favori della “gente” o di quello che viene definito “popolino” mediante un messaggio o una proposta accattivante. I film sul personaggio “Cetto Laqualunque” tendono a portare al paradosso questo concetto ponendo l’accento e costruendo la comicità sui bisogni più istintivi di qualsivoglia (appunto) persona (cibo, sesso e arrivismo, cioè riuscire a trovare con furbizia la soluzione ai propri bisogni).

L’idea che traspare dai leader e movimenti definiti populisti è che la massa sia portatrice di valori a cui appellarsi e che questi siano positivi, a prescindere. Non ci si pone dunque il problema che gli istinti della gente possono anche essere egoisti, cattivi e aggressivi. Anzi si utilizzano queste spinte, chiamiamole malvagie, per ottenere consenso. Faccio un esempio: se affermo “bisogna bloccare tutti i clandestini!” solletico le pulsioni aggressive e xenofobe ottenendo più consenso che se comincio una tiritera in cui metto in evidenza tutti i problemi inerenti ai flussi migratori, i dubbi, le difficoltà e la necessità di dialogo con altri paesi.

Il politico populista esalta il popolo e ritiene di interpretarne le esigenze profonde. Il suo messaggio non prevede il “principio di non contraddizione”. Qui interviene la psicologia a spiegarci che a livello inconscio (una parte della vita psichica che influisce su di noi, anche se non è cosciente) non esiste il principio di non contraddizione. Ad esempio posso desiderare l’uguaglianza fra le persone ma, allo stesso tempo, voler essere io speciale dispensato dagli obblighi imposti agli altri.

Il politico populista si appella all’inconscio dei cittadini per affermare che possono avere “capra e cavoli” e che lui come un buon padre troverà un modo per soddisfarne tutte le esigenze (“Ghe pensi mi” oppure “Make America first again”). Nell’ultima finanziaria emergono provvedimenti dal segno smaccatamente populista. Ad esempio ci sono compatibilità economiche che determinano una certa età per il pensionamento. Però, per un gruppo di persone con certe caratteristiche (età, anni di lavoro), esiste una deroga.

Allo stesso modo per tutti esiste una rilevante imposizione fiscale, ma per alcuni (con partita iva entro certi limiti) c’è un’eccezione. Si utilizzano i meccanismi della pubblicità che afferma ad esempio: “Questo prodotto è esclusivo però, solo per oggi, viene offerto a te a un prezzo modico. Tu sei speciale”. Il messaggio nascosto è che devi delegare a una figura protettiva le tue angosce. Ci penserà questo politico illuminato a risolvere problemi che altri finora definivano insolubili. Il popolo deve solo comportarsi come un bambino piccolo: strillare i suoi bisogni.

Il politico populista li fa suoi. Non importa se fra alcuni mesi apparirà che le promesse sono irrealizzabili perché, in quel momento, ne saranno formulate altre oppure apparirà un nuovo politico che affermerà che quello precedente era un incapace (Renzi, Salvini, Di Maio sono passati in breve da un grande consenso ad essere scartati). Il meccanismo è simile a quello pubblicitario. Il nuovo cellulare non ci ha reso felici, come prometteva lo spot, facendo vedere il proprietario circondato da giovani ragazze avvenenti e maschi muscolosi.

La pubblicità del nuovo cellulare (migliore solo per qualche accessorio) mostra nel nuovo spot il “fortunato acquirente” a bordo piscina con uno stuolo di amici festanti. La contraddizione dovrebbe essere palese. Giacché il vecchio cellulare non ci ha dato la possibilità di conoscere tanti amici neppure il nuovo lo farà.

Torneremo ad autoingannarci credendo che il nuovo cellulare farà il miracolo di renderci popolari, così come penseremo che il nuovo politico potrà mantenere le compatibilità economiche dando a noi “no, anzi, solo a me perché sono speciale” una deroga. D’altronde anche la nuova finanziaria strizza l’occhio dicendoti che si devono pagare le tasse, ma che una certa tolleranza “per te, solo per te” ci sarà.

Se qualcuno vuole approfondire, consiglio un libro che ho recentemente pubblicato dal titolo: “Intelligenza del desiderio: l’arte di eliminare la me**da dall’inconscio e ripescare i bisogni profondi”. La domanda che mi pongo e propongo ai lettori: in questo momento storico, a seguito dell’assuefazione ai messaggi pubblicitari, esiste uno spazio politico per un leader che non sia populista?

SALVIMAIO

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