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Leila Kaouissi, mamma Lisa racconta: “Facciamo i turni per sentire il suo battito cardiaco, non dormiamo mai. Lei è stanca, vede tutto nero”. Le toccanti parole

In una lunga intervista rilasciata a Today, Lisa Douhabi ha parlato della dolorosa battaglia che la figlia Leila, molto amata su TikTok, sta combattendo da ormai diversi anni. "E' arrivata una ricaduta. Il ritorno in depressione. Si è buttata dal primo piano. Da allora non può più viaggiare, le hanno tolto il passaporto"

di Paolo Aruffo

“Sapevo che ne soffrivano alcune star, ma in Marocco questa malattia non si conosce”. A parlare così è Lisa Douhabi, mamma di Leila Kaouissi (la ragazza che racconta su TikTok la lotta contro i disturbi del comportamento alimentare). 444.5 mila follower e 10.6 milioni di ‘mi piace’ su TikTok nel momento in cui scriviamo; grazie a questi numeri Leila è riuscita a farsi conoscere sulla piattaforma cinese e a raccontare quotidianamente la battaglia che sta combattendo ormai da anni. E non è sola. Accanto a lei, sempre, il papà e mamma Lisa, ex stilista, che spesso compare nei video pubblicati dalla figlia 18enne. Intervistata da Today, la signora si è lasciata andare ad un lungo e toccante racconto: “Io e Leila stiamo insieme 24 ore su 24, da 6 anni”, ovvero quando alla ragazza sono state diagnosticate anoressia e bulimia, associate a depressione. Storie diffuse, ma di cui spesso si parla poco. Non in questo caso, visto che Leila è amatissima sul web (anche se non sono mancate le critiche, tanto che aveva abbandonato temporaneamente i social). “Leila ama TikTok – ha continuato a raccontare la signora Lisa, di origine marocchina -. Lo fa da prima della malattia, dice che vuole raccontare Leila e il suo sorriso, non la malattia. Però la gente l’ha cominciata a seguire per la malattia e la critica. Ma loro non sanno che lei non prende un soldo, le abbiamo anche bloccato la carta. A me dicono che voglio diventare come Chiara Ferragni o fare il Grande Fratello, ma non sanno l’inferno che passiamo da anni. Non dormo né la notte né il giorno. Con mio marito (architetto, ndr) facciamo il turno con l’orologio della Swatch per misurare il battito cardiaco di nostra figlia”. Leila e la sorella maggiore (Fatima) sono nate in Italia e hanno frequentato la scuola francese a Milano. Poi i genitori hanno deciso di portarle in Marocco. Una volta tornati tutti in Italia, è iniziato l’incubo che non conosce ancora fine.

LA MAMMA DI LEILA RACCONTA COM’È INIZIATA LA MALATTIA: “SE N’È ACCORTO MIO MARITO” – “Leila era adolescente, era bella, cresceva. Poi un giorno fu mio marito ad accorgersi che non mangiava da due giorni. E l’abbiamo obbligata a farlo. Solo successivamente abbiamo scoperto che c’era un’amica che la influenzava, che le diceva che era brutta e che insieme avrebbero potuto fare le modelle. E lei sentiva di avere gli occhi addosso. Ma certo non può essere dovuto solo a questo, mi rendo conto”, ha detto Lisa. Che poi ha aggiunto: “Abbiamo fatto di tutto per farla mangiare, ma lei non voleva. L’abbiamo portata dallo psichiatra ma nel nostro paese i disturbi alimentari non vengono trattati e ci hanno consigliato di tornare a vivere in Italia. A quel punto io sono rimasta con Fatima, che studiava in Marocco, e Leila l’hanno messa in ospedale in Italia, in un reparto per disturbi alimentari. Ma è peggiorata tantissimo. Quando è entrata pesava 40 chili, quando è uscita ne pesava 30. Alla fine l’hanno mandata in una struttura. Abbiamo fatto tre ricoveri di tre mesi, ma le cose sono ancora peggiorate”. Sì, peggiorate. Giorno dopo giorno la malattia, subdolamente, si è presa Leila, che nel frattempo aveva cominciato anche a confrontarsi con altre ragazze che ne soffrivano come lei. “Proprio in struttura Leila ha imparato tanti trucchi di questa malattia, perché le ragazze si scambiano informazioni. Quando è entrata, lei sapeva solo che non voleva mangiare. Poi lì ha imparato che per pesare durante le visite bisogna bere l’acqua, ad esempio. Lei è ormai una specialista della malattia”, ha rivelato la mamma di Leila. In seguito ha raccontato: “Mi accusano di non volerla curare. Mi accusano di tenerla a casa. Ma che posso fare? Tre volte la polizia è venuta a casa mia per portarla al pronto soccorso. La portano, lei firma ed esce. Chiedo ai medici come fanno a far uscire una ragazza che sta male, una ragazza che ha il battito del cuore irregolare. Mi rispondono: ‘Signora, la legge è così’. Una legge di mer*a“. Di recente Leila è stata ricoverata in psichiatria, ma la signora Lisa non ha dubbi che in realtà la figlia abbia bisogno di una struttura specializzata in disturbi del comportamento alimentare (struttura che avevano trovato, ma che Leila non ha accettato). Per questo adesso, insieme al marito, hanno contattato un avvocato che potrebbe aiutarli ad intraprendere un percorso diverso affinché Leila “non possa più firmare e uscire autonomamente”. Giorni difficili, di decisioni complesse da prendere e che solo chi ci passa può comprendere veramente. Difficili sì, ma con qualche spiraglio di luce: “Grazie a Dio questa settimana sta andando benissimo”, le parole di Lisa che trovano conferma anche in quelle di Leila. La ragazza, infatti, di recente ha spiegato in una diretta sul proprio profilo TikTok che sta meglio e che anche i valori delle analisi sono migliorati. Che il peggio sia passato? Non si sa, probabilmente sarebbe precoce dirlo. Anche perché Lisa conosce bene gli alti e bassi della malattia della figlia. Infatti, nella stessa intervista rilasciata a Today, ha raccontato: “C’è stato un momento in cui pesava 29 chili ed era stata dimessa. Mi ha chiesto di portarla in viaggio. L’ho portata a Portofino. Lì ha ricominciato a mangiare. Poi l’ho portata in Marocco, nella speranza che le facesse bene rincontrare la famiglia, ed è stata bene (era sempre e comunque seguita da psicologo, nutrizionista e un dottore che è nostro amico fidato). Ma poi è arrivata una ricaduta. Il ritorno in depressione. Si è buttata dal primo piano. Si è fatta male ad un piede, le ho fatto la foto. Ho quindi mandato la foto alla dottoressa e la dottoressa l’ha mandata all‘assistente sociale, l’assistente sociale l’ha mandata al giudice, che ha detto di riportare immediatamente la ragazza in Italia. Era il 2018. Da allora le hanno tolto il passaporto perché non è in grado di viaggiare. L’assistente sociale si è messa in mezzo ed ha trovato una struttura, Villa Miralago. Lì Leila è rimasta per due anni e due mesi. Ne è uscita che era una bellissima ragazza, un anno e mezzo fa. Ha ricominciato ad andare a scuola e intanto si curava. Ma poi è tornata un’altra ricaduta“.

“LEILA È STANCA, VUOLE FARE TANTE COSE MA NON CE LA FA, VEDE TUTTO NERO” – Ricadute, nuove rinascite e ancora ricadute. Ma i genitori non mollano: “Non la lascio sola. Abbiamo fatto di tutto per farla staccare dalla malattia. Ma niente. Se lei un giorno si alza e dice che vuole viaggiare, io giuro che per lei trovo un treno”. La speranza, infatti, è che piano piano Leila possa tornare a riprendere in mano la propria vita, ma non è certamente facile. “È stanca. La malattia mentale non è come quella del corpo – ha spiegato ancora la mamma -. Lei vuole fare tante cose ma non ce la fa. La mente è più forte di lei. Lei mi dice di provare ad impegnarsi una settimana, ma poi non riesce a mantenere la promessa. È come se vedesse tutto nero. Dice che la malattia è più forte di lei. E noi proviamo a convincerla del contrario. Ma se lei non ha voglia e non collabora è inutile. Io sono durissima con lei, mio marito invece non ci riesce”. Infine un appunto sulle critiche, tante, che sia lei che la figlia hanno ricevuto negli ultimi mesi. Sempre perché c’è questo vizio di dover esprimere un’opinione, anche (anzi, soprattutto) su qualcosa di molto delicato come può essere un disturbo del comportamento alimentare (o più di uno insieme). Lisa si è fatta le ossa, un po’ purtroppo si è anche abituata ai giudizi superficiali di chi, con il cellulare in mano, pensa di poter sentenziare su tutto e tutti. Quando le è stato fatto notare che in molti sostengono che l’uso dei social potrebbe peggiorare situazioni di questo tipo, allora Lisa ha replicato: “Nessuno tra i medici che l’hanno avuta in cura ha mai detto niente di tutto questo. Anzi. Tempo fa la pediatra le disse che è un esempio per le fan. E Leila stessa non fa nulla per essere un cattivo esempio: non si permetterebbe mai di dare consigli, né dice il suo peso o cose simili. Tante ragazze le vogliono bene: quando usciamo la riconoscono. E in quel momento Leila è contenta”.

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