Una sentenza che apre “uno scontro istituzionale senza precedenti” in Europa. Il premier spagnolo Pedro Sanchez interviene lapidario sulla decisione della Corte Costituzionale, che ha deciso di stoppare una riforma del governo per modificare parzialmente il sistema di elezione dei suoi giudici di questo tribunale. E così viene sospeso l’iter parlamentare del provvedimento. La riforma in questione è stata concepita per sbloccare il rinnovo della Corte costituzionale, da tempo in stallo. Socialisti e popolari si accusano vicendevolmente della situazione, sostenendo entrambi che l’intento dell’avversario è di ottenere il controllo politico del potere giudiziario. “Voglio trasmettere a tutti i cittadini un messaggio di serenità”, ha poi aggiunto Sánchez, “il nostro sistema democratico ha a disposizione i meccanismi per superare una situazione di questa natura”. Una situazione in cui, ha proseguito, è stato “violato un principio basilare della sovranità popolare, quello della rappresentatività, del dibattito e della possibilità di legiferare”. Il premier ha sostenuto che il governo rispetterà la decisione dei giudici della Corte Costituzionale, che ha ricordato essere in maggioranza “conservatori”, e che farà rispettare anche “la volontà popolare espressa nelle urne nel 2019”. Verranno adottate, ha assicurato, “tutte le misure necessarie” consentite dalla legge per sbloccare la situazione di stallo in cui si trovano, da tempo, il rinnovo della Corte Costituzionale stessa e quello del Consiglio superiore della magistratura. Questioni su cui, a più riprese, ha espresso preoccupazione anche Bruxelles.

“Quanto avvenuto è di massima gravità”, ha detto il ministro della Presidenza Félix Bolaños, tra i primi a pronunciarsi dopo la decisone della Corte che ha scatenato reazioni a raffica nell’esecutivo di centro-sinistra (Partito Socialista-Unidas Podemos). Bolaños ha inoltre sottolineato che la deliberazione è stata adottata “in tempi inusualmente rapidi” e con “la maggioranza più esigua possibile”, ovvero con i voti dei sei magistrati conservatori contro i cinque dei progressisti. “In 44 anni di democrazia, il Parlamento non è mai stato privato della facoltà di legiferare, la sua inviolabilità è seriamente compromessa”, ha affermato invece il presidente del Senato, Ander Gil. Un accaduto che “non ha precedenti” per la presidente del Congresso dei deputati Meritxell Batet e che “desta profonda preoccupazione dal punto di vista del corretto funzionamento del potere legislativo”.

Sia il governo sia le due Camere hanno comunque garantito che rispetteranno la decisione dei giudici. Ben di altro tono la reazione del Partito Popolare, formazione leader dell’opposizione e firmatario del ricorso che ha portato all’intervento della Consulta spagnola. “Oggi la nostra democrazia è rafforzata. In uno Stato di Diritto, tutti i poteri sono soggetti alla legge”, ha twittato il leader Alberto Núñez Feijóo. Ma ad attaccare i popolari è stato proprio Sanchez che in un discorso di 5 minuti ha puntato il dito contro di loro, accusandoli di voler “trattenere attraverso mezzi illegittimi un potere che i cittadini non hanno convalidato nelle urne”, cercando di condizionare l’operato dei tribunali.

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