Un barchino con poco meno di 50 migranti a bordo è naufragato a dieci miglia a Sud di Lampedusa e una bambina di due anni non ce l’ha fatta. La piccola, che viaggiava con la madre, era stata intubata direttamente dai medici della Guardia costiera a bordo della motovedetta, è morta al Poliambulatorio dell’isola. Al Poliambulatorio sono stati portati anche altri tre migranti: avrebbero gravi ustioni. Scattato l’allarme, sull’isola è partito un continuo via vai di soccorritori e forze dell’ordine. Le persone salvate sono 43 e si temono dispersi.

Una notizia arrivata a poche ore dall’autorizzazione allo sbarco arrivata per le navi Sea Eye 4 e Life Support. Le imbarcazioni delle ong, con a bordo rispettivamente 63 e 70 naufraghi salvati nel Mediterraneo, dovranno dirigersi al porto di Livorno. Le autorità italiane hanno pertanto subito comunicato e assegnato il porto sicuro per le navi dell ong Sea Eye ed Emergency. In entrambi i casi scegliendo un porto molto distante dalla zona di operazione delle imbarcazioni umanitarie: saranno così necessarie numerose ore di navigazione per raggiungere Livorno dal Canale di Sicilia.

La nave Life Support, come rende noto Emergency, ha concluso verso le cinque del mattino il suo primo salvataggio in mare di 70 naufraghi soccorsi in zona sar Libica. Tra i superstiti ci sono 5 donne di cui una incinta al settimo mese, 2 bambini al di sotto dei 2 anni di età e 24 minori non accompagnati a partire dai 13 anni. Provengono da Somalia, Egitto, Costa D’avorio, Camerun, Burkina Faso, Mali. “Sono per lo più disidratati, ci sono alcuni casi di scabbia e un caso di convulsioni”, afferma Paola Tagliabue, responsabile medico presente a bordo della Life Support. “Si è trattato di un salvataggio complesso a causa del tipo di imbarcazione – una barca di legno di circa 7 metri – e del numero di persone a bordo. Come ci era stato anticipato da Alarm Phone, la barca era sovraffollata”, ha spiegato Carlo Maisano, Responsabile del Progetto Sar di Emergency. Alle ore 8:48 la Life Support ha chiesto un porto sicuro dove far sbarcare i superstiti. Sono trascorse solo due ore e dalla Italian Maritime Rescue Coordination Centre è stato assegnato Livorno alle 10:59.

Ieri, sempre poche ore dopo il salvataggio, anche alla nave Rise Above della ong Mission Lifeline è stato subito assegnato il porto sicuro: questa volta quello di Gioia Tauro. A bordo dell’imbarcazione 27 persone siriane, fra cui 9 donne, 2 bambini, 3 anziani e un minore non accompagnato. “Con sorprendente rapidità, ci è stato assegnato un porto sicuro, quello di Gioia Tauro, poche ore dopo il salvataggio. La Rise Above sta arrivando”, ha twittato la ong che poche ore prima aveva riferito che le persone a bordo soffrivano di nausea, esaurimento e ipotermia. Un nuovo approccio quello delle autorità italiane sulla gestione dei migranti, che viene rafforzato anche dalle indiscrezioni sul decreto ong: una norma del nuovo codice, secondo quanto trapela, prevede che nel caso di intervento in area Sar, i soccorritori dovranno chiedere immediatamente un porto di sbarco, verso il quale la nave sarà tenuta a dirigersi immediatamente dopo il salvataggio, senza restare giorni in mare in attesa di altri possibili soccorsi. L’obiettivo è quello di diminuire il tempo di presenza della navi ong nella zona dove avvengono i salvataggi. Secondo un altro articolo i soccorritori dovranno chiedere immediatamente ai soggetti a bordo, che sono stati messi in salvo, la manifestazione di interesse sull’eventuale domanda di protezione internazionale dei migranti, affinché sia il Paese di bandiera della nave a farsi carico dell’accoglimento del migrante dopo lo sbarco.

(Foto di Davide Preti delle operazioni di salvataggio della della Life Support)

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