Continua da qui

Avevo appena terminato di scrivere il precedente post sulle alienazioni a Torino, ed ecco che mi viene segnalato un nuovo caso, tale che mi viene da dire che le alienazioni a Torino sono più veloci della mia scrittura! Il caso riguarda una vasta area sita all’incrocio tra Corso Giulio Cesare (che in quel punto oltrepassa la Dora Riparia con il Ponte Mosca, dal nome dell’architetto che lo progettò, primo ponte in pietra a superare il fiume) e Lungo Dora Firenze. In pratica, subito a nord di Porta Palazzo, l’area che ospita il mercato di frutta e verdura all’aperto più grande d’Europa.

Secondo il Piano Regolatore Generale del comune in data 1995, l’area era destinata a “interesse pubblico”. Erano previsti un parco, un’area di attrezzature sportive, un’area edificata per servizi di interesse della collettività. Non se ne fece nulla. Anche perché il comune aveva le classiche “pezze al cu*o”.

Perché questo? Essenzialmente per cause sue, visto che dall’inizio del millennio (sindaco Sergio Chiamparino) il comune aveva scommesso sui derivati e questo ha causato un buco nelle casse comunali di circa 153 milioni dall’inizio dell’avventura e visto che, sempre sindaco Chiamparino, le Olimpiadi invernali del 2006 avevano creato non un buco, ma una voragine nelle casse pubbliche (3,1 miliardi di euro nel 2008, il debito più alto d’Italia).

A ciò aggiungasi la stretta sugli enti locali di Berlusconi/Tremonti. Fatto sta che il comune di Torino, anziché agire in favore del bene comune, si vede “costretto” a fare cassa e la strada più in discesa è quella di alienare i beni immobili di proprietà. È così che l’area di Ponte Mosca diviene oggetto di una variante al Piano Regolatore. È la variante 252/2011 denominata appunto “Ponte Mosca”, con cui cambia la destinazione dell’area, da pubblica a privata. Notare, tra l’altro, il numero della variante: 252. Il che significa che nel 2011 erano già state apportate 252 varianti al piano regolatore: segno dei tempi, segno di quell’urbanistica contrattata che si è oramai sostituita a quella tradizionale e che consente uno sviluppo non più armonico e nell’interesse pubblico della città, bensì uno sviluppo solo prono agli interessi dei privati.

Ma, nonostante il cambio di destinazione d’uso, passano otto anni senza che nessun privato si faccia avanti per acquisire la proprietà. Nel senso che si svolgono due aste immobiliari, di cui la prima va deserta; nella seconda il comune riceve una sola offerta più bassa del valore d’asta. Ma ecco che nel 2019 (giunta Chiara Appendino) si fa avanti una compagnia olandese, The Student Hotel, che fa un’offerta al comune di 7.308.000 euro, quando la precedente base d’asta era circa dieci milioni. Il bene viene reinserito nelle alienazioni e, in pieno periodo estivo, si rende nota una “informativa pubblica a far pervenire offerte”.

Ovviamente nessuno offre di più e il bene viene alienato. Nell’area di Ponte Mosca oggi sono in corso i lavori. Nel frattempo la società The Student Hotel ha cambiato nome, ed oggi si chiama The Social Hub. Come spiega in un’intervista del 13 ottobre scorso alla prestigiosa rivista Forbes il Ceo (oggi si dice così) e fondatore, l’imprenditore scozzese Charlie MacGregor, loro non creano solo studentati di lusso, ma “oggi siamo un hub sociale per studenti, lavoratori, turisti e un posto di ritrovo per i locali, un ambiente che ospita meeting, brainstorming e occasioni di reciproca connessione”. Ecco quello che diventerà l’area di Ponte Mosca. Da bene pubblico che era.

Articolo Precedente

Giorgetti parla di una finanziaria prudente, ma in realtà si rivela poco equa e responsabile

next
Articolo Successivo

L’Antitrust blocca la riforma del sistema dei bancomat chiesta dalle banche. “I costi per i clienti aumenterebbero”

next