Matteo Renzi chiama, Carlo Nordio risponde. E ordina un’indagine conoscitiva, che “avrà assoluta priorità“, sull’operato dei pm di Firenze titolari dell’inchiesta sulla Open, che vede indagati il leader d’Italia viva ma anche gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi, l’avvocato Alberto Bianchi (ex presidente della Open) e l’imprenditore Marco Carrai. È un asse annunciato quello tra Renzi e il ministro della Giustizia di Fratelli d’Italia. Un’intesa che trova il suo esordio pubblico in Senato, durante il Question Time.

Il leader d’Italia viva aveva annunciato l’intenzione di sottoporre al ministro una vicenda relativa all’inchiesta che lo vede imputato, in udienza preliminare, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. “C’è stata una sentenza della corte di Cassazione che ha annullato senza rinvio un sequestro fatto nei confronti di un cittadino, Marco Carrai, un cittadino è stato indagato, per due volte ha fatto ricorso in Corte di cassazione, che alla terza l’ha annullata senza rinvio, chiedendo che si restituisca materiale sequestrato senza trattenimento di copia degli atti”, ha ricordato il senatore di Rignano. Il riferimento è a una vicenda legata ai vari sequestri operati dai pm nell’ambito dell’indagine sulla fondazione Open, che ha accompagnato la scalata politica di Renzi, dalla segreteria del Pd a Palazzo Chigi. Tra i destinatari dei sequestri, infatti, c’era anche Carrai che ha ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con la procura di Firenze con ben tre ricorsi in Cassazione. Una vicenda che si era conclusa il 18 febbraio scorso con la terza e ultima decisione della Suprema corte che dichiarava illegittimo il sequestro subito dall’imprenditore amico di Renzi: una sentenza senza rinvio che ordinava ai pm di restituire il materiale sequestrato a Carrai senza trattenerne copia.

Nel frattempo, però, alla procura di Firenze era arrivata richiesta formale del Copasir, che voleva acquisire gli atti. “Il pubblico ministero ha scelto di prendere il materiale e di mandarlo al Copasir“, ha accusato Renzi, rivolgendosi poi a Nordio: “Le chiedo se lei sia a conoscenza dei fatti e che provvedimenti intenda prendere nel caso lo ritenga sbagliato. Per noi o è eversivo, o è anarchico oppure è un atto di cialtronaggine. Quest’ultima la escludo sulle altre due aspetto la sua risposta”. Pronta la risposta del guardasigilli: “La conoscenza ufficiale di questi atti è parziale, il 18 febbraio del 2022 la Cassazione ha ordinato il decreto di perquisizine e di sequestro nei confronti di Marco Carrai senza trattenimento di copia degli atti”, ha detto Nordio. Che poi ha aggiunto: !”Gli ulteriori fatti che sono stati enunciati nell’interrogazione saranno oggetto di immediato e rigoroso accettarmento conoscitivo attraverso l’ispettorato generale. Successivamente questo dicastero procederà a una approfondita valutazione di tutti gli elementi acquisiti al fine di assumere le necessarie iniziative. L’indagine conoscitiva avrà assoluta priorità nell’attività ispettiva e le determinazioni che ne deriveranno saranno adottate con la consequenziale rapidità”. Quindi in via Arenula diventa prioritario indagare sulle violazioni che Renzi sostiene siano state compiute dai pm che indagano su di lui. E infatti il leader di Italia viva ha controreplicato a Nordio per dirsi “molto soddisfatto della risposta del ministro, non dubitavamo della assoluta rilevanza data dal ministro alla vicenda”.

Il leader d’Italia viva, dunque, ha raggiunto il suo obiettivo, rilanciando a Palazzo Madama quella che è l’ultima accusa lanciata nell’ordine alla procura di Firenze. In pratica nell’ottobre del 2021, quando viene chiusa l’indagine su Open, i pm depositano 90mila pagine di atti giudiziari. Tra questi, come rivelato dal Fatto il 6 novembre del 2021, vi è anche un’informativa della Guardia di finanza del 10 giugno 2020 che contiene anche l’estratto del conto di Renzi. I guadagni di Renzi sono tutti leciti e non sono oggetti dell’indagine. L’informativa delle Fiamme gialle, però, rivela i dettagli dell’attività di speaker del senatore toscano. Da quelle carte si evince come sul conto di Renzi, tra il 2018 e il 2020, siano arrivati pagamenti pure dal “Ministry of Finance Arabia Saudita” per un totale di 43.807 euro. Più altri 39.930 euro dal “Saudi commission For Tourism Arabia Saudita”.

Dopo lo scoop del Fatto quotidiano, il Copasir si è interessato alla vicenda e ha chiesto gli atti ai magistrati. Che li hanno inviati nelle settimane successive. E ora subiscono l’ennesimo attacco del leader d’Italia viva. Una contestazione che non è certo nuova quella di Renzi ai pm che lo indagano. Come ha raccontato Il Fatto, infatti, sarebbe stato il renziano Ernesto Magorno a sollevare la vicenda rilanciata oggi dal suo leader. Nell’aprile scorso il senatore d’Italia viva aveva chiesto al Copasir di verificare se quei documenti potessero essere girati al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Dando ragione a Carrai, infatti, la Superma corte aveva ordinato alla procura la restituzione del materiale sequestrato senza trattenerne copia. Quindi le carte sequestrate all’amico di Renzi non possono essere usate nel processo Open. Ma i pm quando le hanno mandate al Copasir? Prima o dopo la sentenza della Cassazione del 18 febbraio? Secondo Renzi dopo. Ma se davvero fosse così si pone a questo punto un dilemma: può una procura nascondere al Copasir documenti che ha comunque acquisito e depositato agli atti di una indagine, prima che la Cassazione ordinasse il dissequestro? Toccherà al ministero di Nordio rispondere a questa domanda.

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