Tutto da capo. Il governo sta valutando la possibilità di tornare alla versione di “Opzione donna” già in vigore, con una proroga temporanea. E’ una delle ipotesi, secondo quanto si apprende da fonti della maggioranza, allo studio per modificare la norma contenuta in manovra, che allunga di un anno la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro ma la limita a tre categorie di lavoratrici e innalza l’età legandola al numero di figli. La mini proroga della norma attuale consentirebbe di risparmiare risorse (prorogare la vecchia Opzione donna costa circa 110 milioni), con l’idea, tra 6-8 mesi, di arrivare a una riforma più complessiva del sistema pensionistico.

Nella prima proposta di riforma il governo aveva previsto la possibilità per le lavoratrici di andare in pensione a 58 anni (e 35 di contributi) con due figli o più, 59 nel caso si abbia un solo figlio, 60 negli altri casi. Il fatto di legare l’età per il possibile accesso alla pensione al numero di figli ha destato parecchie perplessità anche per i probabili rilievi di costituzionalità. Inoltre il costo della misura, oltre 400 milioni di euro, è stato ritenuto eccessivo dal Mef. Si è quindi pensato di limitare l’accesso la possibilità di usufruirne solo per donne che assistono parenti malati, invalide al 74%, licenziate o lavoratrici di aziende in crisi. Ora invece si profila una soluzione più radicale, via sia il numero di figli che il limite delle categorie, si torna alla versione originaria.

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